Attualità

Il rapporto. Il Censis: le seconde generazioni? Riempiono culle e classi

Diego Motta martedì 15 ottobre 2024

L'insegnamento della lingua italiana in un corso per stranieri

Per la prima volta, in maniera dettagliata, il Censis fotografa l’universo delle seconde generazioni dei migranti e traccia un profilo inedito dei ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese, da figli di almeno un genitore straniero. Sono i cosiddetti “nuovi italiani” e sembrano molto simili agli italiani di sempre, nell’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Stessi sogni, stessi desideri, stesse paure. La loro presenza di fatto garantisce che l’inverno demografico sia più mite, visto che nell’ultimo anno sono nati 82.216 bambini con almeno un genitore straniero, pari a un neonato su cinque. Si riempiono le culle, mai così vuote, dunque, e restano aperte le classi delle nostre scuole, visto che l’11,2% degli studenti iscritti a scuola (in valore assoluto 914.860 persone) ha appartiene a una famiglia migrante, con un picco di presenze nella scuola primaria (13,3% del totale) e nella scuola dell’infanzia ( 12,5%). Le differenze più rilevanti, allora, quali sono? Questi ragazzi restano molto legati al loro Paese d’origine, hanno una religiosità radicata, soprattutto a livello comunitario e avvertono con crescente fastidio i sentimenti di discriminazione e razzismo nei loro confronti. Per questo, la sfida della cittadinanza “qui e ora” assume un’importanza strategica. Per loro, che nona caso da tempo si dicono pronti a diventare nostri connazionali, e per chi li ha accolti e deve farli diventare un patrimonio del Paese, immaginando percorsi di “naturalizzazione” sempre più efficaci.
«Sono in tutto e per tutto giovani italiani - osserva Anna Italia -. Vivere in Italia ha significato per loro in questi anni acquisire i nostri stili e assorbire gli elementi caratteristici della nostra cultura. Merito di quella che noi chiamiamo l’integrazione del quotidiano, quel processo silenzioso, di tipo molecolare, che avviene nell’Italia dei campanili, grazie anche al lavoro prezioso del volontariato». Il no dell’Italia a sistemi di assimilazionismo completi, in cui chi arriva deve accettare tout court norme e consuetudini rinunciando alla propria diversità culturale, è stato in questi decenni una fortuna, perché ha evitato «ghetti e chiusure avvenute in altri contesti», anche se adesso si impone una riflessione sulla necessità di accelerare i processi di inserimento sociale, per non ricadere negli stessi errori commessi in alcune capitali europee.
Impegnati a riconoscersi come nostri connazionali e insieme a riconoscere il valore di chi li ha accolti, i giovani migranti aspettano di veder riconosciuto il diritto a una cittadinanza più rapida, visto il contesto cambiato rispetto al 1992, mentre lamentano nei loro confronti quello che il Censis definisce un atteggiamento di “razzismo silente”. Il 52,2% denuncia la presenza di un clima di odio su base etnica, il 64,4% è convinto che i comportamenti discriminatori siano in aumento. La linea di confine che spesso si oltrepassa è rappresentata dal colore della pelle: fa la differenza, anche nell’anno 2024, essere o no “di colore”, quando si cerca casa o lavoro.