Divide ulteriormente gli animi la decisione dell’Agcom di multare Tg1 e Tg4 per lo spazio concesso al presidente del Consiglio. Da un lato il centrodestra, Silvio Berlusconi in testa, che lamenta, per bocca di Fabrizio Cicchitto, addirittura un’ingerenza dell’autorità presieduta da Corrado Cala- brò. Dall’altro le opposizioni che si schierano risolutamente con quest’ultimo e puntano il dito contro lo strapotere mediatico del Cavaliere. A un lato del pendolo c’è proprio lui, il premier, che ieri si sarebbe sfogato con i suoi, lamentandosi dell’Agcom, e dicendo che ogni sua parola costa 800 euro di multa. «Siamo all’assurdo, mi impediscono di parlare», avrebbe detto parlando in aula con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le votazioni sulla fiducia al decreto omnibus. Intanto va in scena un duro botta e risposta tra il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto e Calabrò. Il primo è un fiume in piena che parla di «durissimo colpo alla libertà di informazione», di «gherminella» usata contando in un solo giorno i tempi di intervento del premier, in silenzio da tempo. Poi di «disegno liberticida» di alcune forze di sinistra. Infine delle «gravissime responsabilità» di Calabrò che «sta venendo meno al ruolo del garante super partes ». Immediata la replica. «Il problema esaminato era specifico ed è stato ritenuto anomalo ». Per le «modalità» il «risalto » e il «contesto» delle interviste a Berlusconi. «Non faccio valutazioni politiche. Abbiamo riscontrato una violazione delle regole e le sanzioni sono automatiche», conclude Calabrò. Tiene il punto Cicchitto che controbatte: «In Italia vige la libertà di critica e ad essa non può sfuggire l’Agcom». A dare man forte alla decisione dell’Agcom interviene il commissario Michele Lauria, uno dei relatori del provvedimento sanzionatorio, ribattendo al premier che «nessuno vuole impedire a lui o ad altri di parlare». È un problema di regole. E queste non sarebbero state rispettate, viste le «interviste di tono propagandistico, con i giornalisti quasi relegati al ruolo di 'spalla'». E senza spazi per voci diverse. Insomma una situazione che «potrebbe evidenziare un eclatante caso di conflitto di interesse ». E comunque richiede una «profonda revisione» della legge sulla par condicio. Interviene anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che si dice dispiaciuto che l’azienda sia stata multata, e rileva che l’entità della sanzione è dovuta al fatto che si trattava di una «recidiva». Lancia in resta parte all’attacco il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che giudica «insanabile » anche dalla multa quanto accaduto. E chiede che non siano i cittadini a pagare. Bersani definisce poi «sconsiderate e lunari» le affermazioni di Cicchitto. Rincara la dose Leoluca Orlando (Idv), che ritiene il pidiellino «allergico alla libertà di informazione ». Da oggi, con il premier da Vespa, «ci sarà una nuova abbuffata», preannuncia - con la promessa di un ulteriore ricorso all’Agcom - il deputato Pd Roberto Zaccaria. In difesa di Cicchitto e contro la sentenza si schierano Maurizio Gasparri, Margherita Boniver, Osvaldo Napoli e l’associazione Lettera 22. «Se i magistrati che sbagliano non pagano, perché le multe faziose dell’Autorità per le comunicazioni le dovrebbero pagare i giornalisti che intervistano il premier e non la Rai?», replica - infine - a Bersani Francesco Storace, leader de 'La Destra'.