Il caso. Mattarella contestato: «Non sono nella torre d’avorio». Offese dai collettivi
Dentro il presidente della Repubblica, invitato all’università La Sapienza per la celebrazione della Giornata del laureato. Fuori, a pochi metri dall’ingresso del rettorato della città universitaria, dietro le transenne presidiate dalle forze dell’ordine, un gruppo di studenti a protestare «contro il genocidio di Gaza» intonando cori per la Palestina libera. Alcuni di loro, ad un certo punto, hanno gridato anche al capo dello Stato: «Mattarella pagherai tutto». Ma è quando il capo dello Stato scende dall’auto per entrare dall’edificio, che i ragazzi in presidio gli chiedono: «Presidente da quale parte della barricata vuole stare? Dalla loro o dalla nostra?». I ragazzi dei collettivi, infatti, due giorni fa avevano inviato una lettera al Quirinale chiedendo un incontro con Sergio Mattarella, affinché chiarisse la sua posizione su Gaza.
E il capo dello Stato, nel suo discorso all’interno dell’edificio, richiamandosi specificatamente alla lettera degli studenti in cui lo hanno sollecitato «a non rinchiudermi in quella che è stata definita la torre d’avorio del rettorato», ha voluto «non lasciare questa domanda senza risposta». Quello che pensa di quel che avviene a Gaza, ricorda Mattarella, «l’ho detto pubblicamente e non in circostanze fortuite o informali, ma in occasioni significative come l’intervento che ho fatto all’Assemblea generale dell’Onu o nella lettera inviata al presidente della Repubblica israeliano, anche reiterando la richiesta di un immediato cessate il fuoco». Anche perché, ribadisce ancora il presidente Mattarella, «per la nostra Repubblica tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate e contrastate: tutte, ovunque, sempre». Vale per il rave del 7 ottobre in Israele, vale per le violazioni che avvengono in Iran e per quelle in Afghanistan dove viene impedito alle ragazze di frequentare non solo l’università, ma addirittura la scuola.
Un concetto che va sostenuto ancor più nelle università, luoghi di libertà, dialogo, anche di critica, ma non di chiusura, sottolinea Mattarella, aggiungendo che «la pace passa attraverso il dialogo e il confronto». Il potere, quello peggiore - sottolinea infatti - «desidera che le università del proprio Paese siano isolate, senza rapporti né collaborazioni con gli atenei degli altri Paesi, perché questa condizione consente al peggiore dei poteri di controllare le università, di comprimere la cultura e di impedire la sua spinta di libertà». Un pomeriggio, quello di Mattarella alla Sapienza, che si è concluso con una piccola protesta degli studenti, respinti dalla forze dell’ordine, una volta che la visita del capo dello Stato si era conclusa.
Sempre ieri, a Torino, un’altra protesta degli studenti pro-Gaza ha monopolizzato il rettorato, dove alcune decine di studenti dei collettivi universitari hanno interrotto una riunione in corso per chiedere la rescissione di tutti gli accordi con lo Stato di Israele. Gli studenti, attraverso alcuni volantini affissi nell’edificio, hanno anche sollecitato il rettore Stefano Geuna a prendere posizione. Un invito che il diretto interessato ha definito «del tutto strumentale», visto che questo tema è stato affrontato «nelle sedi opportune».