Il caso. Insulti a Falcone e Borsellino su Rai 2. L’azienda apre un’indagine
Gran brutto scivolone. A viale Mazzini si muovono, alla Vigilanza non basta. «La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta», si legge in una nota dell’azienda televisiva: «È stata avviata un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda». Qualche ora dopo arrivano le parole il presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini: «La condanna da parte della Rai rispetto a quanto accaduto nel corso della puntata del programma "Realiti" e l’avvio di un’istruttoria interna per accertarne le responsabilità sono misure doverose, ma non sufficienti». Perché «la grave offesa arrecata alla memoria di due esempi luminosi della lotta alla mafia si configura come un evidente omesso controllo da parte della governance del servizio pubblico, alla quale richiedo formalmente un controllo più rigoroso dei contenuti e degli ospiti delle trasmissioni».
Con la condanna di mezzo mondo politico, Anche l’Usigrai e la Fnsi vanno giù durissime. «Davvero nessun dirigente della Rai – dicono – si è accorto della presenza in studio di personaggi che si sono distinti per il loro disprezzo nei confronti di Falcone e Borsellino? O della intervista a chi dedica canzoni allo zio ergastolano, boss al carcere duro per mafia? E davvero la Rai aveva anche previsto per lui il pagamento di una notte in albergo? Siamo ormai arrivati alla "par condicio" tra mafia e antimafia, dopo aver già tentato di sdoganare quella tra fascismo e antifascismo?».
Ma cos’era successo su Rai2 la sera del 5 giugno? Un semisconosciuto diciannovenne neomelodico siciliano, Leonardo Zappalà, durante un lungo applauso alle immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non si era alzato in piedi e nemmeno aveva applaudito, anzi, subito dopo, aveva anche sfrontatamente detto che «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita, le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro».
La difesa di Enrico Lucci, che conduce il programma: «Sono intervenuto con parole chiare e dure, ricordando anche che "la mafia è merda"». Ancora Lucci: «Nella puntata ci siamo occupati del fenomeno dei neomelodici siciliani, ovvero siciliani che cantano in napoletano. Un ragazzetto 19enne che si chiama Leonardo Zappalà, è poi venuto ospite in trasmissione. A lui mi sono rivolto con tono paternalistico per demolire quelli che lui indicava come idoli, cioè Al Capone e Scarface. Gli ho detto che doveva studiarsi la storia così tra 20 anni sarebbe stato una persona migliore» e «doveva conoscere chi erano i grandi siciliani, citandogli Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Peppino Impastato». Poi «ho concluso dicendo: "Soprattutto pensa ai due nostri grandi fratelli Falcone e Borsellino". Frase accompagnata da una standing ovation dello studio».