Attualità

Pd diviso. Il caso Cofferati è l'ultimo fronte di scontro

lunedì 19 gennaio 2015
​Il Pd alle prese con il caso Cofferati che arriva in un periodo molto intenso tra la partita per il Quirinale e il via libera all'Italicum. Con la minoranza Pd ancora una volta all'attacco del premier Mattero Renzi accusato di aver collezionato due passi falsi: da una parte l'atteggiamento sulla vicenda Cofferati (dimessosi per presunti "brogli" dopo le primarie in Liguria) dall'altra la norma "salva Berlusconi" nel decreto fiscale. Scelte che secondo Stefano Fassina uno dei "nemici interni" più battaglieri peseranno "notevolmente sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica". Un avvertimento che i renziani definiscono puramente strumentale da parte di chi agita continuamente il tema della fedeltà alla "ditta" e invece non mostra "nessuna responsabilità" in un momento cruciale per il Pd. In settimana - ma un calendario non risulta ancora fissato - la delegazione dem che Renzi si è affiancato nella ricerca di un'ampia convergenza sul Colle, dovrebbe iniziare gli incontri con gli altri partiti. Ma prima di sedersi al tavolo, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi si vedranno per provare a riannodare, all'ombra del voto del prossimo capo dello Stato, i fili di un'unità del centrodestra che favorisca l'investitura di una personalità appartenente non alla sinistra di stampo comunista ma al campo dei "moderati". Nichi Vendola avverte: "Sosterremo il candidato del Pd solo se non sarà espressione del Patto del Nazareno". "Il presidente deve essere garante di tutti e non solo di qualcuno", sottolinea Alfredo D'Attorre. La partita vera, spiegano dalla maggioranza Pd, deve ancora iniziare. Renzi ha annunciato che darà il nome del suo candidato non prima del 28 gennaio. E anche l'appello a collaborare sulla legge elettorale rivolto nel pomeriggio da Debora Serracchiani ai 5 Stelle, viene letto dalla minoranza Dem come un buon viatico.    Prima di arrivare al finale di partita, però, la strada è ancora molto accidentata. E il clima sembra farsi ogni giorno più surriscaldato, a iniziare dal Pd. Per il "preoccupante" incrocio, "voluto da Renzi", tra il Colle e le riforme. Ma anche, avverte Stefano Fassina, per una vicenda, come quella dell'addio al Pd di Cofferati, che da Renzi è stata gestita "in modo sbrigativo e offensivo". Il premier inoltre non ha ancora cancellato formalmente, osserva il deputato, il "salva Berlusconi" dal decreto fiscale. Dunque "il clima" nel quale i grandi elettori saranno chiamati a votare il nuovo capo dello Stato, è l'avvertimento, sarà "non positivo". A gettare benzina sul fuoco anche Pippo Civati che sposa la tesi Fassina e ritira fuori il fantasma della scissione. "Il caso Cofferati dal punto di vista della tensione non aiuta di certo. Ciò detto, non farò ricatti a Renzi, anche perché noi rappresentiamo una piccola porzione di voti. Di certo, non sarà il voto del Quirinale a farmi decidere di andar via". Secondo Civati, intervistato da Qn, il partito di sinistra si farà e "sarà grande". Lo strappo dal Pd avverrà, "diciamo a primavera". A seguirlo saranno all'inizio "pochi, pochissimi. Siamo al governo...". Ma anche "Fassina, Cuperlo, Boccia, Bindi, Bersani di fronte a un governo che procede un giorno con un salva bilancio e un altro con un salva Berlusconi alla fine si stancheranno".