Attualità

Le misure. Il bonus ora entra in busta paga

Nicola Pini mercoledì 28 maggio 2014

​Mentre arrivano concretamente in busta paga gli 80 euro promessi dal governo, il ministro Marianna Madia lancia un segnale ai sindacati in vista del varo della riforma della Pubblica amministrazione grazie alla quale, afferma, potrebbero essere recuperate risorse anche per rinnovare i contratti pubblici, fermi fino a tutto il 2014 ma di fatto senza finanziamenti fino al 2017. Madia ha confermato che la riforma sarà varata il 13 giugno ma che prima incontrerà i rappresentanti dei lavoratori. «Un’intesa? Non lo so, ma certamente vedrò le confederazioni prima del consiglio dei ministri», ha annunciato il ministro. Si tratta di un provvedimento chiave nel cammino programmatico dell’esecutivo che punta a una maggiore efficienza della macchina pubblica anche nel quadro dei limiti di bilancio posti dai vincoli della spending review. La novità è che ora il ministro riaprire la questione contratto, facendo capire che se i sindacati daranno una mano sul fronte della riorganizzazione e dello snellimento degli uffici, una parte dei risparmi potrà essere impiegata per l’adeguamento dei salari, di fatto rimasti al palo, a partire dal prossimo anno. Secondo i dati della Cgil dal 2009 a oggi i lavoratori degli enti statali e locali hanno perso potere d’acquisto in media per 9mila euro, dei quali quasi tremila nel solo 2014. «È un’ingiustizia che il contratto sia fermo dal 2009 così come è un’ingiustizia che tanti vincitori di concorso non siano stati assunti»; ha sottolineato la Madia parlando al Forum sulla Pa. Il Def varato dal governo non stanzia risorse per il rinnovo dei contratti ma nemmeno impone il blocco degli stipendi, ha precisato la titolare della Funzione Pubblica.Dopo il grande freddo degli ultimi mesi i sindacati non potevano certo snobbare la chiamata dell’esecutivo. «Siamo pronti alla sfida sulle risorse per il rinnovo dei contratti. E presenteremo le proposte dei lavoratori per cambiare davvero la pubblica amministrazione, migliorando i servizi e recuperando risparmi per retribuire meglio chi lavora al servizio delle comunità», hanno risposto in una nota comune i segretari delle federazioni del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili.

Madia ha ringraziato i sindacati per avere «raccolto la sfida di commentare tutti i 44 punti delle riforma. La richiesta di rinnovare i contratti lo condivido concettualmente ma il problema è che le risorse in questo momento non sono tante», ha aggiunto. Da qui l’invito a collaborare alla modernizzazione della Pa ribadendo che si punterà alla mobilità volontaria e non coatta dei lavoratori e che sarà abrogato l’istituto della trattenimento in servizio oltre l’età pensionabile, passaggio che libererà circa 10mila posti di lavoro entro il 2018. «Cerchiamo la collaborazione tra generazioni, non vogliamo uscite traumatiche ma generosità», ha precisato ancora.Mentre entra nel vivo la partita sulla Pa, arriva al primo traguardo concreto il decreto sugli 80 euro: oggi molti lavoratori ricevono la busta paga di maggio e chi ha un reddito inferiore ai 24mila euro lordi riceverà il bonus. Il decreto è già operativo ma al Senato, nell’iter di conversione in legge, si sta valutando se alzare la soglia di reddito per le famiglie numerose. Una proposta in tal senso è già stata depositata dal Ncd e prevede di allargare la platea dei beneficiari ai nuclei monoreddito con almeno tre figli. Il governo sta valutando se è possibile recuperare le risorse aggiuntive che peserebbero sui 40-50 milioni di euro, una cifra non proibitiva. Le commissioni Bilancio e Finanze hanno avviato l’esame degli emendamenti al decreto ma sul bonus si deciderà nei prossimi giorni.