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FdI. Meloni: «Il bivio è dopo le Europee. Pronta a cambiare il partito»

Marco Iasevoli martedì 12 febbraio 2019

La leader dei Fratelli d'Italia (FdI) Giorgia Meloni (Ansa)

Sente l’odore della svolta, Giorgia Meloni, l’odore dell’ingresso a pieno titolo nello scacchiere politico nazionale. «Sono molto, molto contenta – insiste a dire a ore di distanza dalla vittoria di Marco Marsilio –. Per noi è una giornata storica, ma mi rinfranca soprattutto un dato: a L’Aquila, dove abbiamo un nostro sindaco, prendiamo il 14,5% in città e quasi il 12 in provincia, in alcuni seggi oltre il 50%. Vuol dire che dove governiamo ci confermano la fiducia. Il contrario di M5s».

È questo l’obiettivo, soppiantare Di Maio come partner di Salvini?

L’obiettivo è dimostrare che c’è un futuro per il governo del Paese. Lega e Fratelli d’Italia sono gli unici due partiti che crescono. Insieme costruiremo un centrodestra rinnovato, coeso, coraggioso e senza annacquamenti. Siamo consapevoli di essere già, insieme, la prima coalizione in Italia.

E quindi si cambia governo?

Aspettiamo le Europee, vediamo i risultati e in base a quelli si deciderà. Con Salvini siamo in cammino da mesi e sappiamo che ci sono delle tappe, che non può avvenire tutto in poche settimane e che i fattori sono molteplici.

FdI potrebbe partecipare a un 'ribaltone' in Parlamento?

La via maestra per me è sempre il voto, deve essere il popolo a decidere e a dare il suo mandato. Poi, è chiaro, ci sono cose che non dipendono da me: le elezioni anticipate le decide il capo dello Stato. Aspettiamo le Europee...

Nel suo piano non c’è nemmeno una parola di cortesia per FI?

Intanto ringrazio Berlusconi per essersi speso generosamente in Abruzzo e per Marsilio. Se c’è spazio per un’altra gamba nel centrodestra non lo decidiamo a tavolino, lo decide la democrazia, lo diranno gli elettori alle Europee, dove andremo col proporzionale e ognuno con le sue idee. Proprio l’Ue è il tema più divisivo con Forza Italia. Loro dicono che va bene così com’è. Fratelli d’Italia invece vuole rifondarla sulla solidarietà e contro gli interessi forti. Io sono in sintonia con Toti ma non metto la bocca nei loro affari interni.

Non serve nella coalizione una forza 'garante' con l’Ue?

È un discorso che vale fino a un certo punto. Noi vogliamo coniugare battaglie, principi e valori con uno stile e un atteggiamento assolutamente responsabile.

Quella Lega-FdI non è una coalizione che potrebbe rilanciare i timori di 'ItalExit'?

Noi non abbiamo mai parlato di uscire dall’Europa. All’Europarlamento staremo con i conservatori e riformisti, con Kaczynski, per fare da ponte tra i popolari - che noi vorremmo sempre più a trazione Orban - e il fronte di Salvini e Le Pen. Ad Acquisgrana Germania e Francia, partendo da un finto europeismo, hanno fatto un patto per decidere tutto da soli. Noi cerchiamo un asse con i paesi dell’area mediterranea e quelli del gruppo di Visegrad per riequilibrare i rapporti di forza. Ma tutto nell’ambito dell’Europa, non fuori.

Non teme che poi anche FdI sarà fagocitata dalla Lega?

L’Abruzzo, ancora una volta, smentisce questa ricostruzione. La Lega cresce e noi anche. E poi a settembre ho lanciato un appello per allargare i confini del partito. Alle Europee il simbolo ci sarà ma avremo all’interno anche una dicitura che rappresenti i tanti mondi che stiamo coinvolgendo. Dopo le Europee, per creare il secondo movimento della coalizione, sono pronta a ridiscutere tutto. E a mettere in discussione anche me stessa con le primarie per scegliere il leader.

Chi state coinvolgendo?

Sono interessati al progetto ex di Forza Italia e di An che stanno rientrando. Per la piattaforma economica, dialoghiamo con i movimenti 'basta tasse' e con le partite Iva. Parliamo con i ceti produttivi spaventati come noi dalle misure economiche di questo governo, dalla 'decrescita felice'. Siamo in contatto con l’associazionismo cattolico impegnato nella difesa dei valori non negoziabili, che nel contratto M5s-Lega sono spariti.