La ricerca. Diffidenti e indecisi giovani al (non) voto
Per due giovani su dieci votare non ha più significato. Non solo non andranno a votare, non solo non si riconoscono nella politica, ma non hanno neanche fiducia nelle istituzioni e hanno perso ogni punto di riferimento ideale. Spesso, non credono neanche nella Chiesa, che perde smalto anche tra i cattolici under 34. Lo rivela il 'Rapporto Giovani' dell’Istituto Toniolo, realizzato in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo. Lavorando su un campione di 3000 persone di 20-34 anni, i ricercatori coordinati da Alessandro Rosina hanno scoperto che il 40,7% boccia tutti i partiti e si prepara ad ingrossare le file dell’astensionismo, che alle Politiche del 2013 si aggirava intorno al 25%; se poi si interpolano le preferenze politiche con l’adesione ai valori pubblici, il 20% del totale rischia l’esclusione sociale.
Come leggete questo tsunami antisistema?
Iniziamo col dire – risponde il ricercatore Andrea Bonanomi – che se oltre il 40% boccia tutti i partiti, il rimanente 60 trova almeno una forza politica a cui dare la sufficienza; il 30% si concentra sul Movimento 5 stelle, anche se non sempre valuta favorevolmente solo quella proposta politica e comunque non sempre ha deciso che andrà a votare.
Quali altri partiti raccolgono la fiducia dei giovani?
Dopo i Cinque Stelle, si collocano Pd e Lega con un bacino potenziale attorno al 20%, seguono Forza Italia con il 15,5% e le ali con il 13%.
Quanti sono gli indecisi?
Circa il 25%, ma sarà difficile portarli a votare, visto che i disaffezionati paiono in crescita: in primavera erano il 34,6%.
Cos’è cambiato da allora? È iniziata la campagna elettorale e i partiti hanno svelato le loro carte. Evidentemente non convincono.
I giovani si sentono di destra o di sinistra?
Il 52,5% del 40,7% non si riconosce in tale distinzione; ergo, oltre il 20% di tutti i giovani non solo è lontano dai partiti ma si sente estraneo alla politica. Inoltre, tra i disaffezionati prevalgano quelli che provengono dal centro-sinistra, indizio di una 'delusione' per l’esperienza di governo. Temo però che il dato più saliente sia la coincidenza tra la disaffezione per i partiti e quella per le istituzioni. Sono considerati autorevoli solo il volontariato, la ricerca scientifica e gli ospedali.
E la Chiesa?
Anch’essa ha perso smalto. Sulla 'pagella', prende 5 dai giovani cattolici e 4 da tutti gli altri.
Anche i giovani cattolici sono in fuga?
Il 50% del campione si professa cattolico e tra loro il 38,2% boccia tutti i partiti e si sente escluso dalla vita pubblica del Paese. Meno del totale, ma anche qui c’è stato un peggioramento: in primavera era il 30,4%.
Cosa pensano dei programmi elettorali?
Che parlano dei problemi dei vecchi, come le pensioni. I giovani invocano soluzioni per l’ingresso nel mondo del lavoro. L’unico tema 'giovanile' toccato dalla politica in queste settimane sono le tasse universitarie, che però le pagano i genitori. Non è difficile capire perché solo un giovane su tre esprime una vicinanza univoca e forte ad un partito o movimento. Non sottovaluterei il dato del genere: le donne (il 45,2% di loro è 'disaffezionato') appaiono più deluse dei maschi; mentre i secondi danno ancora fiducia a movimenti 'antisistema' come il M5S, molte donne hanno perso speranze di cambiamento. Inoltre, i disaffezionati sono più numerosi nel Nord Est (43,7%) e meno nel Centro Italia (38,4%) e, ovviamente, tra i Neet, più tra i diplomati e meno tra i laureati, più tra chi ha votato Centrosini- stra e Sinistra e meno tra chi ha votato altre forze politiche nel 2013.
I giovani parlano di politica tra di loro?
Pochissimo. Molti di loro non leggono i giornali e vivono nei social, dove peraltro la politica non riesce a intercettarli, tant’è vero che i siti Internet dei partiti non raccolgono un grande traffico di visitatori.
Che rapporto hanno con le fake news?
Hanno sviluppato uno spirito critico: se qualcuno pensa di usare quella scorciatoia per raggiungerli sta facendo calcoli sbagliati.