La svolta. Il 2024 sarà l'anno della parità scolastica?
L’anno scolastico ormai alle porte può essere quello decisivo per la completa attuazione della legge sulla parità, che a marzo compirà 24 anni e ancora attende di essere pienamente applicata. Un nuovo, importante, impegno è quello preso in questi giorni dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: «Credo nell’azione formativa che le scuole paritarie svolgono e, dopo anni, il Dicastero che presiedo rivolge particolare attenzione alla più autentica attuazione delle norme che regolano la parità scolastica», ha scritto in un messaggio inviato lunedì al Consiglio nazionale della Fidae, una delle associazioni di gestori di scuole non statali. «Ne è testimonianza l’impegno mio e dell’intero governo, non solo con i fondi stanziati per le scuole paritarie nella legge di bilancio vigente – scrive il ministro – ma anche, da ultimo, con l’intervento normativo, ora all’esame della Camera, volto ad affermare una piena equiparazione del servizio dei docenti, sia ai fini del conseguimento dell’abilitazione sia rispetto alle quote di riserva per l’accesso a questi percorsi». Infine, nei giorni scorsi, sempre Valditara aveva annunciato lo sblocco dei fondi europei Pon da 3,8 miliardi di euro, che saranno distribuiti anche alle scuole paritarie.
Un miliardo nella legge di Bilancio
Ma quanto costerebbe attuare pienamente la legge 62/2000 sulla parità scolastica? «Almeno 2,5 miliardi di euro», risponde suor Anna Monia Alfieri, esperta di diritto scolastico. Proprio in vista dell’avvio della discussione parlamentare sulla legge di Bilancio, la religiosa si appella alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché sia recuperato «almeno 1 miliardo» da destinare alle scuole paritarie. Anzi, alle famiglie degli studenti che frequentano questi istituti e sono costrette a pagare due volte il servizio scolastico, prima con le tasse e poi sostenendo i costi della retta. «In più occasioni – sottolinea suor Alfieri – l’Europa ha ricordato che pubblico non è sinonimo di statale, ma che è definibile pubblico tutto ciò che va a beneficio dei cittadini». Se queste risorse non dovessero essere recuperate, anticipa l’esperta, «800mila alunni si riverseranno sulla scuola statale, con un costo di 5,5 miliardi di euro», a cui vanno aggiunti almeno altri «6 miliardi per costruire le scuole necessarie ad accogliere gli studenti delle scuole paritarie che nel frattempo avranno chiuso i battenti».
Fism, educatrici cercansi
Sulla non facile condizione in cui, non da ora, versano le scuole non statali, interviene anche la Fism, la Federazione delle scuole materne paritarie, a cui fanno riferimento oltre 9mila realtà educative in tutta Italia, con circa 500mila bambine e bambini e più di 40mila lavoratori, tra educatrici e altro personale. Alla vigilia della ripresa delle attività, la Fism lancia l’allarme: mancano all’appello migliaia di maestre. Per la sola provincia di Padova, dove le materne paritarie sono circa 200 con 18mila alunni, restano da trovare 150 insegnanti sulle 900 in organico. E la situazione è simile in molti territori.
Due le cause di questa emorragia, secondo il presidente nazionale Giampiero Redaelli: «Il passaggio di tante insegnanti alle scuole statali, dove le condizioni contrattuali sono migliori e l’insufficiente numero di laureate dovuto al numero chiuso di non poche università». Da qui, l’idea di «concrete proposte di convenzionamento» con il sistema universitario, per fra crescere il numero delle laureate da cui attingere per colmare i buchi in organico.
Lettera al governo
Oggi, inoltre, il presidente Redaelli invierà una lettera ai ministri Roccella (Famiglia), Valditara (Istruzione) e Giorgetti (Finanze), chiedendo che «una parte» dei due miliardi di euro (dei 18,6 messi a bilancio) per l’assegno unico universale, che non saranno utilizzati a causa della consistente diminuzione delle nascite, siano assegnati, nella misura di 200 milioni, alle materne paritarie, quale «contributo stabile» per arrivare alla completa gratuità della frequenza degli asili non statali. Come previsto dalla legge 32/2022 e come già avviene per le materne statali e comunali. In pratica, la scuola materna è gratuita per tutti, tranne per il 30% delle famiglie, quelle che scelgono la scuola paritaria. Che, in tanti territori, soprattutto a Nord-Est, è anche l’unico servizio a disposizione della comunità.
«Non possiamo restare fermi e silenziosi a vedere inapplicata quella sussidiarietà educativa che per più di un secolo ha trasformato la nostra società ed ha assolto non profit funzioni pubbliche al servizio dei più piccoli, senza attendere che ci pensasse lo Stato», rilancia Stefano Giordano, già presidente nazionale della Fism, oggi responsabile per le questioni giuridiche.