Una parte del tesoretto della cricca dopo essere stato illegalmente esportato all’estero sarebbe rientrato in Italia grazie allo scudo fiscale. Quella che inizialmente era solo un’ipotesi investigativa, adesso nell’inchiesta di Perugia sta trovando i primi riscontri. Conferme che arrivano nel giorno in cui i magistrati umbri hanno deciso di iscrivere nel registro degli indagati il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe e l’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. A entrambi – riporta l’agenzia Ansa – sono stati recapitati avvisi di garanzia per il reato di corruzione riguardanti però episodi distinti. Per il cardinale Sepe, all’epoca dei fatti prefetto di Propaganda Fide, l’indagine riguarda in particolare la ristrutturazione e la vendita di alcuni immobili della congregazione nel 2005. Operazioni nelle quali risulterebbe coinvolto il costruttore Diego Anemone, considerato personaggio centrale dell’inchiesta sui Grandi eventi. Gli inquirenti perugini ritengono – aggiunge l’Ansa - che l’attuale arcivescovo di Napoli abbia ricevuto in cambio dei favori. Il cardinale si è detto pronto a collaborare con i pm di Perugia. «Bisogna avere fede, la verità viene sempre fuori» ha detto ieri, aggiungendo che oggi fornirà la sua versione alla città.
Il vaticano. Padre Federico Lombardi ha espresso la sua «stima» e «solidarietà» al cardinale Crescenzio Sepe, in «questo momento difficile». «Anzitutto - ha detto Lombardi in una dichiarazione alla Radiovaticana diffusa anche in Sala Stampa - desidero dire una parola di stima e di solidarietà per il cardinale Sepe, in questo momento difficile». «Il cardinale Sepe è una personache ha lavorato e lavora per la Chiesa e per il popolo che gli è affidato in modo intenso e generoso, e ha diritto ad essere rispettato e stimato», ha aggiunto. Anche per quanto riguarda Lunardi l’accusa fa riferimento alla ristrutturazione e alla vendita di un immobile acquistato da Propaganda Fide. In entrambe le operazioni sarebbe coinvolto l’ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci, tuttora detenuto nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta cricca degli appalti. I magistrati Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno già avviato la rogatoria internazionale presso il Vaticano (Sepe, come tutti i cardinali, possiede infatti il passaporto diplomatico) con cui fissare la data del colloquio con il porporato.Quanto ai capitali che si sospetta rientrati grazie allo scudo fiscale, l’inchiesta prende le mosse dal caso di Claudio Rinaldi, l’ex commissario dei mondiali di nuoto disputati a Roma. Per sua stessa ammissione davanti ai pm, una parte di un deposito da 1,9 milioni di euro è stato riportato in Italia. Rinaldi nega però che si tratti di proventi illeciti, men che meno di tangenti pagate dal costruttore Diego Anemone.Se da San Marino sono arrivate importanti informazioni messe a disposizione dei pm perugini, la vera sorpresa è l’aperta collaborazione da parte delle autorità del Lussemburgo. Interrompendo una lunga tradizione sul segreto bancario, l’agenzia di prevenzione di reati come il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, sta rispondendo con inaspettata solerzia alle richieste degli inquirenti italiani. E tra i nuovi impulsi vi è proprio quello riguardante l’utilizzo dello scudo fiscale grazie a cui riportare in Italia capitali illegalmente esportati (vedi box). Già nelle settimane scorse la Banca d’Italia aveva trasmesso ai magistrati gli estremi di nove operazioni bancarie sospette, ognuna da un minimo di 100mila ad un massimo di 300mila euro, partite dai conti della segretaria di Diego Anemone, Alida Lucci.L’informativa che Bankitalia ha inviato ai pm, apre nuovi scenari sul “sistema gelatinoso” messo in piedi dal costruttore Diego Anemone, beneficiario di decine di appalti corrompendo i funzionari pubblici con regali, appartamenti e ristrutturazioni a costo zero.