Meeting. I sogni, le cadute e le mille ripartenze. Le strade infinite dell’amicizia
Meeting di Rimini
«Amicizia è un termine spesso abusato». Eugenio Andreatta, il responsabile Comunicazione del Meeting, da buon veneto, ha il pregio della concretezza e nel presentare l’edizione 2023 inquadra perfettamente il problema. Da 44 anni la kermesse si chiama “Meeting dell’amicizia tra i popoli” e il tema dell’amicizia è il filo rosso che ricorre in tutte le estati cielline. Ma non è solo un brand.
L’amicizia, come declinazione storica, esistenziale e financo corporea della relazione con Dio, è un elemento centrale nella visione del mondo e nella pedagogia di don Luigi Giussani. Non è l’incontro con Cristo, ma lo facilita. Aggiungiamoci pure che il tema dell’anno - “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” - riprende ancora una volta una citazione del servo di Dio; e non una qualsiasi, tant’è vero che il Papa, nel suo messaggio di saluto, la mette in relazione all’amicizia di Cristo «che sempre tende la mano».
Il problema è che in un mondo formattato sulle relazioni digitali la mano ha la forma del “like” e il concetto di amicizia non è univoco quanto si potrebbe credere. Pensare l’amicizia come misura dell’amore di Dio è dunque l’esercizio che viene proposto da una manifestazione e da un movimento che si pongono in antitesi con l’omologazione digitale delle idee e fondano la propria weltanschauung sulla relazione reale tra le persone, fatta di abbracci e percorsi di fede e di vita. Ciò pone, ovviamente, un problema di linguaggio per rivolgersi alle masse ed infatti al 44esimo Meeting sarà presentato un manifesto - il piano B - con l’obiettivo dichiarato di rifondare la società non «su individui isolati, ma su persone radicate in formazioni sociali e corpi intermedi, uniti da un’amicizia ideale».
Quante potenzialità e quante insidie possano celarsi in un’amicizia così rivoluzionaria ce lo spiega chi partendo da quella scelta ha vissuto potere e scandali, processi e assoluzioni: il riminese Nicola Sanese. Parlamentare per 18 anni, più volte sottosegretario e infine segretario generale della Regione Lombardia, fu inquisito con l’accusa di essere la “mente” che gestiva le tangenti della sanità lombarda. È stato assolto da tutte le accuse, dopo anni. La procura ha persino rinunciato a fare appello. Comunione e Liberazione, nel frattempo, aveva preso le distanze da quella stagione politica. Lui non ha mai lasciato la Fraternità, né il Meeting.
Sanese non nasce ciellino. Si formò nell’Azione Cattolica «e già allora vivevamo l’esperienza cristiana come una relazione profonda, che coinvolgeva le nostre famiglie». Fu conquistato dall’ascolto di Giussani a San Marino, nel 1972. «Erano gli anni in cui si discuteva, con amici come Antonio Smurro, sulla necessità di condividere la nostra amicizia con le migliaia di persone che frequentavano la riviera». I primi anni sono sempre i più audaci - il Meeting partì da un viaggio a Parigi per rintracciare gli esuli russi e portarli nel cuore della Romagna (alla fine degli anni Settanta) a raccontare come si viveva in un gulag russo - ma quell’amicizia, negli anni successivi, ha fatto miracoli anche su terreni meno insidiosi.
«Organizzando tante mostre ed eventi culturali - conferma Alessandra Vitez, responsabile dell’ufficio mostre del Meeting -, con molti soprintendenti e dirigenti del Ministero si è creato un rapporto che va al di là dell’amore per l’arte e della collaborazione professionale. È come se sentissero, e sentano, il Meeting come un luogo accogliente dove condividere ciò in cui si crede». È la storia dell’amicizia con l’ex direttore dei musei vaticani Antonio Paolucci, la storica dell’arte Maria Grazie Benini, il neocardinale Pizzaballa, piuttosto che con Joseph Weiler, che è diventato l’interprete del mondo ebraico al Meeting. Amicizie “impensabili” come quelle di Shodo Habukawa o del compianto Enzo Jannacci. «Ci siamo conosciuti a un concerto e quando lo invitai non era così convinto, poi, una volta a Rimini, è iniziata una amicizia vera che prosegue con il figlio» commenta il direttore artistico della kermesse, Otello Cenci. Insomma, le vie dell’amicizia sono infinite e hanno portato su questo palco leader politici e religiosi, Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, conquistati dall’originalità dell’approccio, dalla “mano tesa”.
Questa però è “solo” l’amicizia che “contagia”. A monte, ci dev’essere il legame teologico tra chi la sceglie. «A cambiare la mia vita - riferisce Sanese - fu il fatto che la stessa esperienza cristiana che avevo vissuto nell’Ac mi veniva proposta attraverso un rapporto con Cristo interpretato non in termini moralisti o di tradizione, ma con una persona realmente presente nell’oggi. Non si capisce la scelta di molti di noi, di impegnarsi in politica, se non si considera che discende da quella scelta religiosa e che fu una scelta comunitaria; era il gruppo di amici, quindi l’amicizia cristiana che vuole incarnarsi nel mondo, a spronare le persone all’impegno. Era una scelta che derivava dall’esperienza che facevamo di un Cristo che Giussani rendeva immediatamente fruibile: per noi Dio era presente qui ed ora, in quella stessa amicizia, ed era legato all’io sono Tu che mi fai: cioè per noi quello con Gesù non era soltanto un rapporto presente, ma ciascuno si sentiva di dipendere da quella Sua presenza. E poiché Cristo passa attraverso le persone, la nostra fede e la nostra amicizia erano tutt’uno; l’amicizia non poteva essere una pratica astratta e la compagnia veniva vissuta da ciascuno come una cordata».
Anche in cordata, però, se c’è un anello debole si precipita tutti insieme. Flagellata dalle inchieste giudiziarie e accusata di aver rincorso il potere, quella generazione è stata chiamata a una lunga riflessione. La presidenza di Cl, da Julian Carròn a Davide Prosperi, ha lavorato a lungo sul confine che separa l’ispirazione religiosa dalla ricerca dell’egemonia in senso gramsciano, quella che attraverso la politica imprime (ed impone) una determinata evoluzione sociale. Sanese ammette che «furono fatti degli errori» ma non ha il minimo dubbio né sull’onestà del percorso formativo (l’amicizia), né sul disegno politico - «in Lombardia creammo una sanità modello e il buono scuola, valorizzando i corpi intermedi» -, e neanche sulla necessità di questo impegno. «Papa Francesco - ricorda - ha lanciato lo stesso a Firenze e Cesena, a “non restare sui balconi a criticare” ma a sporcarsi le mani». A Rimini, l’amicizia continua a lavorare in questo senso.