Gli angoli di Tiozzo. I segreti dell'aurora boreale, la magia che unisce cielo e terra
Anche se, tecnicamente, siamo ancora in estate, la regina dei cieli artici è tornata protagonista delle notti intorno al 66° parallelo. Sto parlando dell’aurora boreale, il più sconvolgente spettacolo di bellezza osservabile in natura, una meraviglia che unisce cielo e terra in una dimensione che sa di magia. È opinione comune che l’aurora boreale sia un fenomeno esclusivamente invernale, e che sia in qualche modo legato alle temperature rigide. Entrambe queste cose hanno un fondo di verità, ma non hanno un valore assoluto. Perché l’aurora boreale sia osservabile, infatti, è semplicemente necessario che sia buio, e questa condizione, di per sè banale, non si verifica nelle regioni polari per tutti i mesi intorno al solstizio d’estate, rendendone di fatto impossibile l’osservazione. Peraltro, nei mesi appena trascorsi, questo ha fatto sì che, paradossalmente, in occasione di tempeste solari eccezionalmente forti l’aurora boreale sia stata vista e fotografata a latitudini molto inusuali (persino dal centro Italia) mentre nelle terre abitualmente connesse a questo fenomeno, come il nord della Scandinavia, il sole ancora non era tramontato. Ma appunto parliamo di eventi eccezionali e rarissimi. In condizioni normali, in tutti i paesi attraversati dal circolo polare artico (Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda, e anche Stati Uniti, Russia, Canada e Groenlandia) l’aurora è visibile dalla fine di agosto ai primi giorni di aprile, virtualmente in ogni notte di cielo stellato. Le possibilità di osservarla, infine, non dipendono in alcun modo dalla temperatura esterna, tuttavia le giornate fredde, come tutti sappiamo, sono associate ai cieli tersi che sono necessari per osservare la danza dell’aurora: i fenomeni fisici che sono alla base del manifestarsi dell’aurora avvengono infatti negli strati alti dell’atmosfera, ben al di sopra di dove si formano le nuvole, che sono infatti il principale ostacolo di tutti coloro che ricercano questa meraviglia naturale.
Il buio e l’assenza di nuvole non sono però sufficienti a garantire una notte di fuochi d’artificio celesti: c’è bisogno di un ultimo, fondamentale fattore, un’adeguata attività solare. Non mi dilungherò sul significato che questa parola assume dal punto di vista fisico, ma, semplificando al massimo, c’è bisogno che il sole spedisca verso la terra una certa quantità di particelle in una certa densità e che viaggino anche a una certa velocità per poi scontrarsi con i gas presenti nell’atmosfera e dare vita alle reazioni il cui prodotto è la luce che noi, a terra, chiamiamo “aurora boreale”. Tutto ciò accade in realtà ogni giorno, ma non tutti i giorni con la stessa intensità. È questo che fa la differenza tra un’aurora a mala pena distinguibile a occhio nudo, e le esplosioni di luce che fanno tremare i polsi di chi ha la fortuna di vederle dal vivo. La conseguenza, dunque, è che non esiste una notte di aurora uguale all’altra. Le forme, la velocità, i colori che essa può assumere sono virtualmente infiniti, per quanto riconducibili ad alcune macro-categorie.
Ogni aurora è un gioiello unico e irripetibile, e avere la fortuna di assistervi è un grande privilegio. Sono ormai più di 10 anni che faccio il “cacciatore di aurore”, per così dire, e ancora oggi, ogni volta che vedo comparire in mezzo alle stelle quell’inconfondibile fascio di luce opaca che segnala l’inizio dello spettacolo, e che appare simile al colore che assumerebbe uno sciroppo verde disciolto nel latte, lungo la schiena mi corre un fremito. Sarà uno spettacolo breve e poco intenso? O sarà forse un’esplosione celeste roboante ma silenziosa allo stesso tempo? Ad ogni accenno di accelerazione dei movimenti dell’aurora in cielo, accelerano anche i battiti del cuore. Quando poi l’aurora si intensifica, inizia a muoversi più rapidamente e cambia in fretta colore, non è infrequente che qualcuno, tra gli astanti, si commuova. Se si viaggia in gruppo è praticamente scontato che qualcuno pianga, urli, come se fosse sulle montagne russe. All’improvviso, tutti i disagi che di solito si accompagnano alle lunghe notti di attesa durante la caccia all’aurora scompaiono. Tutto d’un tratto non fa più freddo, non si sente più il vento. Il sangue torna a circolare sulla punta delle dita intorpidite, come se l’aurora portasse con sé un vento caldo, come se il sole potesse far sentire il suo effetto anche in piena notte. Può durare pochi minuti, oppure una notte intera.
L’aurora, in fondo, ha molte delle caratteristiche che ha un sogno. Quando finisce, non si riesce a ricordare ogni istante delle sue evoluzioni, rimane una memoria vaga di ciò che si è visto, ma una memoria molto nitida di come ci si sentiva in quei momenti concitati. E proprio come un sogno non torna più uguale a sè stesso, così ogni notte di aurora è un’esperienza irripetibile. Dunque, la stagione della “caccia all’aurora” è appena iniziata, favorita dall’incoraggiamento degli scienziati che promettono grandi tempeste solari, essendo il sole nella fase acuta del suo ciclo di circa 11-12 anni. Qualcuno di loro vivrà notti di gloria, qualcun altro rimarrà deluso. Qualcuno, forse, come me a suo tempo, ne resterà così stregato da cambiare vita. A tutti i cercatori di aurora, occasionali e recidivi, un caro auguro di buona luce e buona sorte. Che le vostre notti di aurora siano un sogno il cui ricordo vi porterà gioia per il resto della vostra vita.
Chi è