Intervista. Di Maio: «I progressisti alleati contro il trio "sfascia-conti"»
Luigi Di Maio
«Il trio 'sfascia conti' Meloni-Salvini Berlusconi se andasse al governo rischierebbe di togliere tutta la credibilità faticosamente guadagnata con il governo Draghi. Rischieremmo di perdere i soldi e anche la faccia». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio difende, più che l’agenda, proprio il 'metodo' Draghi e la scelta dell’alleanza progressista come l’unica possibile per proseguire nella strada indicata, sulla quale il governo continua a lavorare. E nel giorno in cui Giuseppe Conte attacca Mario Draghi per il suo metodo che sarebbe 'antidemocratico', emerge chiara la rotta di collisione interna che si è verificata nel M5s e che ha portato a dar vita al progetto di Impegno civico.
Come nasce questa lista e, in particolare, questo rapporto con Bruno Tabacci, vostro alleato nel progetto?
Tabacci vive la sua esperienza con noi come una staffetta generazionale. Apprezzo molto che qualcuno intenda la dimensione politica in questo modo, ed è anche un elemento costitutivo del nostro progetto politico. Una nuova casa per difendere le libertà degli italiani, in un momento storico nel quale c’è chi le mette, di fatto, in discussione. Mi riferisco proprio al 'trio sfascia conti' Meloni-Salvini- Berlusconi, che prima ha dato il colpo di grazia al governo Draghi e ora si muove in due pericolose direzioni. Da una parte continua a fare proposte economiche che rischiano di por- tare il Paese a indebitarsi all’ennesima potenza e a bruciare i risparmi degli italiani, dall’altra coltiva amicizie internazionali che non fanno altro che isolarci e disallinearci dalle nostre storiche posizioni. Questo significa solo una cosa: instabilità politica, economica, sociale.
Come la ha cambiata questo impegno alla Farnesina, durante una fase così drammatica?
Alla Farnesina in questi anni abbiamo gestito di tutto. Dalla pandemia, quando ogni giorno eravamo sul campo insieme a tutto il corpo diplomatico che non smetterò mai di ringraziare per l’impegno, a sbloccare carichi di dispositivi di protezione in tutto il mondo, alla gestione di situazioni drammatiche come l’Afghanistan o questa atroce guerra in Ucraina. Ma abbiamo anche costruito tanto per gli imprenditori italiani, ad esempio con il Patto per l’Export, che per la prima volta ha messo in contatto tutti i 'pezzi' del Paese che si occupano di promozione delle eccellenze italiane, facendoli dialogare tra loro. Il risultato è stato il record assoluto di esportazioni, con 516 miliardi di euro di valore. Siamo orgogliosi di questi traguardi, ai quali se ne continuano ad aggiungere altri anche per il 2022. Se il made in Italy venduto nel mondo aumenta, in Italia si creano più posti di lavoro.
Impegno civico è un progetto politico che guarda oltre le elezioni del 25 settembre?
Assolutamente sì. Guarda al presente e al futuro. A un Paese in cui, grazie alle nostre proposte, gli 'under 40' non devono anticipare un solo euro per comprare casa, perché lo Stato garantisce al 100%; a un’Italia in cui l’Iva sui beni di prima necessità è azzerata. Guardiamo senza dubbio anche alle prossime fasi di attuazione del Pnrr. Finora, con il governo Draghi, abbiamo rispettato ogni scadenza e chi ci ha dato soldi e fiducia ci guarda con ammirazione. Intanto però Salvini e Meloni dicono di voler rinegoziare il Pnrr. È follia. Perderemmo questi soldi, oltre che la faccia nei confronti di chi guarderà all’Italia come il solito Paese inaffidabile. Non possiamo correre questo rischio per nessuna ragione al mondo.
Fra le proposte di maggiore impatto su cui insistete c’è quella in base alla quale lo Stato dovrebbe accollarsi l’80% delle bollette delle imprese fino a fine anno. Una misura che avrebbe un costo molto alto.
Noi proponiamo una cosa chiara e semplice, ma al tempo stesso di vitale importanza. Lo Stato deve pagare l’80% delle bollette di tutte le imprese, dal piccolo bar alla grande azienda, fino alla fine dell’anno. Confcommercio ha fatto suonare il campanello d’allarme: 120mila imprese rischiano di abbassare la saracinesca e 370mila lavoratori potrebbero perdere il posto. Dobbiamo fare di tutto per scongiurare questo pericolo. Per riuscirci ci vogliono 13,5 miliardi, e noi siamo in grado di ottenerli senza fare deficit, attingendo agli extraprofitti derivanti dall’inflazione. A questa si associa un’altra misura prioritaria, per la quale non si può più aspettare nella Ue, ossia il tetto massimo al prezzo del gas, che in questo momento viene inspiegabilmente osteggiato da Salvini e snobbato dalle altre destre. Il risultato è che si finisce per fare l’interesse di Putin, continuando a tenere famiglie e imprese italiane ostaggio delle speculazioni sul gas russo.
Su che cosa si fonda questa alleanza che avete stretto con il Pd e su quali punti soprattutto volete connotarvi, o distinguervi?
Il campo progressista rappresenta l’unica alternativa all’avvento del 'trio sfascia conti'. Se lavoriamo da squadra possiamo vincere. La direzione è comune e noi di Impegno Civico alcune proposte le dettagliamo anche ulteriormente. Siamo infatti l’unica forza politica che sostiene una cosa a mio avviso sacrosanta: i lavoratori, giovani e meno giovani, oltre a un salario minimo - basta paghe da 2 o 3 euro l’ora -, devono avere anche un salario equo che restituisca dignità e valore alle loro competenze dopo anni di studio, formazione e impegno.
Di fronte agli attacchi di aver agito in modo 'anti-democratrico', avanzati dal presidente del M5s, quale eredità lascia il governo Draghi, che esperienza è stata? E, soprattutto, è ancora ipotizzabile che possa proseguire?
Il premier Draghi è una risorsa per tutta l’Italia, lascia sicuramente un metodo che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare e peraltro ancora oggi continuiamo ad applicare. Ad esempio con il nuovo decreto bollette per calmierare l’aumento dei prezzi e con la proroga del taglio delle accise sulla benzina fino al 5 ottobre. Strumenti e soluzioni concrete, di fronte alla propaganda di coloro che oggi invocano interventi del governo, quando invece sono stati proprio loro a farlo cadere.