Possibili punti di contatto. Governo giallo-rosso: sì a salario minimo, no a quota 100
Il governo giallo-verde è al capolinea. Potrà essere "sostituito" da un governo giallo-rosso? Nella foto, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti
Ci potrebbero essere punti di contatto tra M5s e Pd per arrivare a un governo "giallo-rosso". Dall’evitare l’aumento dei prezzi al taglio della spesa pubblica, dalla rottamazione di Quota 100 e flat tax al salario minimo e alle politiche 'verdi'.
Clausole di salvaguardia. Il primo scoglio da superare insieme è la ricerca delle coperture per evitare l’incremento dell’Iva. «I margini sono molto stretti – spiega l’economista Andrea Roventini della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ritenuto vicino a M5s – sia perché vanno disinnescate le clausole di aumento dell’Iva, che avrebbero un impatto molto negativo sulla nostra economia perché ridurrebbero i consumi e colpirebbero le classi più povere e deboli, sia perché dobbiamo fare i conti, come al solito purtroppo, con il nostro debito pubblico ».
Reddito di cittadinanza. Il Pd ha sempre criticato il Rdc per la confusione tra aspetti assistenziali e aspetti lavoristici. Tanto più che lo strumento è andato a sostituire il reddito di inclusione (Rei) introdotto dai governi a guida Pd. Ma sull’esigenza di contrastare la povertà con meccanismi di questa natura, la visione con i grillini è comune. E, dunque, potrebbe non essere difficile trovare una mediazione.
Quota 100 e Flat tax. Altra priorità è rottamare la riforma pensionistica del Carroccio: «Quota 100 è uno spreco inaudito di risorse – dice ancora Roventini –. Innanzitutto è una misura sessista perché favorisce solo i maschi 50enni del Nord Italia, mentre l’Italia è un Paese di profonde disuguaglianze, tra uomini e donne e tra giovani e vecchi, e bisognerebbe piuttosto fare qualcosa per ridurle. Inoltre è una misura che non rilancia la domanda, perché chi va in pensione con Quota 100 riduce le proprie spese, che non porta a una sostituzione tra lavoratori anziani e giovani come si è fatto credere e che va a scassare i conti pubblici nel breve e nel lungo periodo. Non per niente è stata la misura più criticata dalla Commissione Europea, che invece non ha avuto nulla da ridire sul reddito di cittadinanza che va a contrastare la povertà».
Salario minimo. Il capitolo lavoro, però, ha almeno altri due terreni di azione comune e di possibile incontro, anche in termini di provvedimenti: il salario minimo orario e il taglio del cuneo fiscale e contributivo. Introdurre un salario minimo, a livello nazionale «nell’attesa di quello europeo», avrebbe un impatto positivo sulla domanda e sulla riduzione delle disuguaglianze. Temi che, secondo Roventini, rappresentano potenziali «punti di contatto» tra M5s e Pd.
Politiche verdi e sostenibili. Sicura è la sintonia sull’investire in un green new deal, cioè in un piano per combattere il riscaldamento climatico, per esempio con l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 come da poco annunciato dal Regno Unito.
Grandi opere e Mps. Restano invece le incognite Alitalia, Autostrade e grandi opere. Il piano per il rilancio della compagnia aerea va presentato entro il 15 settembre, ma le posizioni in campo sono profondamente divergenti. M5s è per l’intervento pubblico accanto a quello di Atlantia, non condiviso invece dall’ex ministro dem Carlo Calenda, favorevole a una soluzione di mercato. La Tav poi, così come la Gronda di Genova, sono ritenute opere fondamentali dal Pd, ma viste come il fumo negli occhi dal Movimento. Meno impellente ma non meno complicata resta la vicenda Mps. Entro dicembre va presentato il piano per l’uscita del Tesoro dal capitale, un nodo che sicuramente genererà tensioni.