Dopo il discorso. I nuovi «ragazzi del ’99»: ora la politica ci ascolti
Per il voto politico in calendario tra soli due mesi il capo dello Stato esprime «fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta». È un parallelo suggestivo quello che Mattarella ha proposto nel breve discorso di fine anno, ricordando i «ragazzi del ’99» che un secolo fa «vennero mandati in guerra, nelle trincee», e «molti vi morirono». I loro coetanei di cent’anni dopo si trovano tra le mani un’altra responsabilità di servizio al proprio Paese, assai meno cruenta ma non per questo meno gravosa: «Oggi – dice il presidente della Repubblica – i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica». Messaggio chiaro: esprimere il proprio diritto di votare non è l’esito di un mero dato anagrafico ma un passaggio significativo. I «nuovi ragazzi del ’99» lo prendono sul serio. E quattro di loro – con storie personali come tante – rilanciano il messaggio presidenziale.
Davide: è la nostra creatività il tesoro da valorizzare
Un lavoro discografico, Cantastorie, realizzato e distribuito attraverso il Web, un altro in preparazione grazie al crowdfunding. Davide Moreno, primo anno di Scienze dell’educazione all’università di Cagliari, non si piange addosso ma ha voglia di dimostrare talento e capacità. Cresciuto nella pastorale giovanile della diocesi di Ales-Terralba, anima l’unità pastorale del suo paese, San Gavino Monreale, una cinquantina di chilometri da Cagliari. Il presidente Mattarella pare incoraggiarlo: «Con il mio primo voto per il Parlamento – riflette – vorrei dire a chi ha responsabilità di governo di avere a cuore le sorti di noi giovani. Vorrei chiedere più attenzione alla nostra creatività: abbiamo ricevuto un bonus di 500 euro, sarebbe bello poterlo spendere per creare qualcosa e non solo per fare acquisti». Allo stesso modo «gli investimenti potrebbero essere indirizzati a sostenere i giovani nelle potenzialità all’interno dei diversi àmbiti in cui si può esprimere la nostra creatività e non solo per i consumi tecnologici».
Matilde: non possiamo disperdere il dono dei nostri coetanei del 1918
«Mi lusinga la fiducia che il presidente della Repubblica ripone in me, "ragazza del ’99", e mi conforta saperlo idealmente al mio fianco nel compito che mi attende il 4 marzo. Soprattutto perché ha ricordato alla politica il dovere di proposte realistiche e concrete, che anch’io possa quindi capire». Così Matilde Candolini, liceale di Udine, commenta le parole di Mattarella. «Il suo richiamo a ciò che dovettero vivere i miei coetanei di 100 anni fa mi ha quasi commossa – prosegue – perché è come se avesse ascoltato i discorsi che in famiglia mi sento fare da tempo. Mio bisnonno, infatti, era un ragazzo del 1898 e ha vissuto la Grande Guerra combattendo e poi cercando di sfuggire alla prigionia. Ha camminato per così tanti Paesi che il suo è stato una specie di Erasmus ante litteram ma con la paura costante di non salvare la vita. Io l’Erasmus spero di farlo, ma nello spirito di pace e di Europa unita che i miei coetanei di cent’anni fa hanno contribuito a costruire». Perciò, conclude, «studierò per giungere a un voto consapevole e contribuire alla vita democratica che mi è stata data. Spero che saremo in tanti a farlo».
Francesco Dal MasSimone: la politica ci coinvolga nelle scelte sul nostro futuro
«Noi, "nuovi" ragazzi del ’99, privilegiati dal periodo di pace in cui viviamo, ci apprestiamo a vivere un nuovo anno che ci vedrà impegnati, per la prima volta, al voto». Simone Amabile, classe 1999, giovane agrigentino al quinto anno del liceo scientifico, impegnato nello scoutismo, ha le idee chiare sui suoi impegni in questo nuovo anno. «Proponendo un paragone tra i ragazzi del 1899 chiamati alle armi e dilaniati in disfatte militari e psicologiche – considera Simone – alla mia generazione invitata al voto il presidente della Repubblica chiede di impegnarsi perché diamo un contributo fattivo. È importante approcciarci in modo positivo alla politica, ma penso sia necessario anche che la classe politica italiana ci valorizzi molto di più, coinvolgendoci nelle scelte che riguarderanno il nostro futuro. Il mio auspicio più grande è che tutti i ragazzi del ’99 come me possano esprimere al meglio il proprio diritto al voto riflettendo sull’importanza dei privilegi negati ai coetanei del 1899, per apprezzare e vivere pienamente i nostri».
Marilisa Della MonicaStefano: nuove idee per trovare soluzioni vere
Più lavoro per i giovani, e la risoluzione della questione Ilva. Si augura soprattutto questo Stefano Acclavio, studente di Biotecnologie sanitarie, classe 1999. Al suo primo voto il 4 marzo si prepara anche nel gruppo scout della parrocchia Spirito Santo di Taranto. «In questo anno – spiega – trattiamo l’informazione politica, dal dopoguerra a oggi. Ci stiamo formando per capire come orientarci e parlarne ai coetanei. Mi hanno fatto molto piacere le parole del presidente, ci ha dato importanza, e questo accresce la nostra responsabilità. Dalla politica mi aspetto soluzioni per il lavoro che manca, qualcosa è cambiato nel rapporto scuola-lavoro, ma metterei mano ai centri per l’impiego: i miei amici più grandi di un anno fanno file di ore per poi non ricevere mai neanche una chiamata». Stefano si prepara alle prove di accesso per Medicina con l’idea di «tornare a Taranto, e comunque di restare in Italia. Nella mia città non si sono pensate alternative all’acciaio, con tutti i problemi per la salute, invece potrebbero fiorire il turismo, l’enogastronomia, la città vecchia. Ci vuole più coraggio».
Marina Luzzi