Attualità

DUE ANNI DOPO. I mattoni della carità una garanzia sul futuro

Paolo Viana sabato 2 aprile 2011
In questi due anni, la Caritas italiana ha investito più di 35 milioni per ricostruire la vita degli aquilani, edificando scuole e asili, centri d’ascolto e spazi ricreativi: è l’unica ricostruzione che va avanti, senza ritardi. Monsignor Vittorio Nozza, direttore dell’organizzazione ecclesiale, ricorda che «quando la terra trema, servono autoambulanze e gru, ma anche volontari come i nostri, in grado di accogliere, relazionarsi, ascoltare, aiutare la popolazione terremotata mentre altre braccia si occupano delle esigenze materiali». Questo il suo bilancio dei due anni: «In una prima fase abbiamo collaborato all’emergenza mettendo a disposizione la competenza e l’energia di tremila volontari, quindi ci siamo concentrati sulle opere per dare concretezza alla generosità dei donatori». Come si ricorderà, nella fase dell’emergenza è stato avviato un Centro di Coordinamento nazionale per tutti gli aiuti della rete Caritas, in collaborazione con la Caritas diocesana aquilana, e il territorio colpito è stato suddiviso in nove zone affidate alle delegazioni regionali delle Caritas diocesane, secondo lo schema dei "gemellaggi", collaudato con successo in Friuli, nel 1976. La seconda fase, che coincide con il periodo del commissariamento seguito alla partenza di Bertolaso, è quella delle polemiche sulla Casa dello Studente e dei ritardi della ricostruzione, problemi con cui ha dovuto fare i conti anche la Caritas: «Per alcuni mesi abbiamo parlato linguaggi diversi: noi eravamo preoccupati di realizzare strutture che diventassero - e diventeranno - dei punti di riferimento stabili per la popolazione, mentre le istituzioni locali si muovevano ancora nella logica della provvisorietà». Risultato: alcune strutture realizzate su terreni delle parrocchie e dei comuni terremotati rientrano nella categoria degli edifici provvisori costruiti in deroga alla normativa edilizia e rischiano di essere considerate abusive. «In molti casi abbiamo deciso di non avvalerci del decreto detto dei 36 mesi - spiega Nozza - perchè noi realizziamo strutture destinate a durare, ma non è stato facile lavorare». Di più, Nozza non dice, ma è chiaro che certe asperità riguardavano il rapporto con il Comune dell’Aquila e che sono sparite nel momento in cui la Caritas si è impegnata a realizzare alcuni centri aggregativi nei quartieri del progetto Case. Queste strutture, come tutte quelle erette su terreni comunali, resteranno di proprietà dell’ente locale, «anche se - precisa Nozza - la gestione sarà affidata alla Curia perchè vogliamo impegnare la Chiesa aquilana in questo servizio alla popolazione».L’organizzazione guidata da monsignor Nozza gestisce i frutti della solidarietà di quasi 23.500 donatori (singoli, parrocchie, associazioni, diocesi, scuole…) e dalla colletta promossa dalla Cei – 35.143.685 euro – sul cui utilizzo Nozza pubblica periodicamente un rendiconto: 18.343.970 euro sono già stati spesi per emergenza, progetti sociali e ricostruzione e di questi 14.053.311 solo per gli interventi di ricostruzione. Anche in questo campo, la filosofia dell’intervento Caritas è nota e collaudata: i fondi non sono utilizzati per restaurare chiese ma strutture destinate alla vita della comunità e quindi aperte a tutti, anche quando si tratta di immobili di proprietà della Chiesa o gestiti da ecclesiastici. In genere, si tratta di strutture che corrispondono agli scopi caritativi dell’organizzazione, che permettono cioè di proiettare nel tempo le attività di prossimità e sostegno alla popolazione che hanno impegnato l’organizzazione nella fase dell’emergenza. Nascono così i centri di comunità (7 realizzati, 2 in corso, 10 in istruttoria), le scuole per l’infanzia e le primarie (3 realizzate, una in istruttoria), l’edilizia sociale ed abitativa per anziani, donne sole con figli… (una realizzata e una in via di realizzazione); i centri di ascolto e accoglienza, come pure i servizi per minori e indigenti (7 realizzati, 3 in istruttoria), i locali parrocchiali destinati ad attività sociali e comunitarie... Commenta Nozza: «Molte di queste opere figurano come provvisorie ma basta visitare la nuova scuola di San Panfilo d’Ocre, che abbiamo donato al Comune e viene utilizzata anche come centro ricreativo, per rendersi conto che sono pensate e costruite per durare nel tempo».