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Coronavirus. Governatori: scuole chiuse. Ira di Azzolina, ma Conte non li ferma

Paolo Ferrario e Angelo Picariello sabato 31 ottobre 2020

La protesta degli zaini a Bari. Ieri mattina alle 8, quando sarebbe suonata la campanella, i genitori hanno lasciato gli zaini dei figli davanti ai cancelli degli istituti scolastici in segno di protesta per l'entrata in vigore dell'ordinanza della Regione Puglia che sospende la didattica in presenza per ogni ordine di scuole

Sulla scuola si riaccende lo scontro nella maggioranza. Di fronte all’espandersi del contagio le Regioni una dopo l’altra corrono ai ripari. E il fai–da–te dei governatori rende ormai superato il soffertissimo capitolo scuola del Dpcm del 24 ottobre. La linea Maginot dell’attività didattica per il primo ciclo di istruzione e per le scuole dell’infanzia che doveva «continuare a svolgersi in presenza» imposta dal ministro Lucia Azzolina, a fronte del possibile ricorso per le superiori di «una quota pari almeno al 75 per cento» per la didattica a distanza, viene superata una dopo l’altra dalle scelte delle Regioni. Così a sera, il vertice che la titolare dell’Istruzione ha chiesto e ottenuto con il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione per cercare di armonizzare le misure adottate su scala regionale diventa una presa d’atto delle ordinanze già adottate e di quelle che si preannunciano. Il governatore campano Vincenzo De Luca aveva fatto da apripista, vincendo davanti al Tar. E ora si spinge con una nuova ordinanza – di fronte ai dati sempre più allarmanti – fino a chiudere da lunedì pure le scuole dell’infanzia. Anche la Puglia annuncia chiusure estese fino alle elementari. Il Piemonte preannuncia di andare al 100 per cento di didattica a distanza per le superiori. Altrettanto hanno deciso Umbria e Marche. Lo schiacciasassi De Luca torna a chiedere mano libera attaccando il governo per la sua «politica del mezzo–mezzo che scontenta tutti». Ma il Pd con Dario Franceschini non esclude chiusure generalizzate, e intanto “copre” i suoi governatori, nella convinzione che va fatto uno sforzo in più per scongiurare il peggio, con le strutture sanitarie in molte Regioni, ormai, sull’orlo del collasso.

Di fronte allo stillicidio di ordinanze, e alle altre che potrebbero venire, Azzolina ha chiesto alle forze di maggioranza una presa di posizione chiara, che nei suoi auspici avrebbe potuto portare anche a impugnare le ordinanze, ma certo non si può restare inerti di fronte a provvedimenti che si discostano in modo palese dal Dpcm.

Ma per Conte in questa fase la compartecipazione dei governatori alla gestione della pandemia è un bene irrinunciabile, anche alla luce degli impegni presi in Parlamento e col Quirinale: «Gli atti delle Regioni sono nella regolarità formale», ha detto il premier. Si tratta, per tutti, «senza dividersi scuola sì-scuola no», di muoversi di volta in volta tenendo conto dell’evoluzione del contagio, anche a livello regionale, e della tenuta del sistema sanitario ha detto Conte, pur ribadendo la linea del governo di tenere aperte le scuole «fin quando possibile».

I dati non sono rassicuranti. Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro aveva rimarcato che la curva dei contagi nella scuola è in crescita, in linea con tutti gli altri ambiti. Ma Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, nel ribadire che «occorre fare ogni sforzo per tenere aperta la scuola» aveva ricordato che solo il 3,8 dei contagi è avvenuto in ambito scolastico, influendo «in modo marginale». Ma il ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto presente ai colleghi che in Francia, per “salvare” scuola e lavoro hanno chiuso i negozi: «Qualcosa bisogna fare», ha detto il ministro, in rappresentanza di Leu, a rimarcare la drammaticità della situazione. Azzolina ha invece ribadito la sua linea: «La riapertura delle scuole non ha inciso sulla ripartenza dei contagi», ha assicurato. E «il 93 per cento dei 1.212 casi – ha rimarcato – è stato subito isolato». Tenerle aperte, insiste, citando una ricerca del Bambin Gesù e un’altra condotta in Germania, è una misura di prevenzione, «una sorta di screening di massa permanente», mentre chiuderle può risultare «pericoloso, specie in zone ad alta densità criminale». Sulle sue posizioni converge pienamente la capodelegazione di Italia Viva Teresa Bellanova, che tra l’altro attacca l’ordinanza di Emiliano.

Oggi il vertice si riaggiorna, con l’ipotesi sul tavolo di uno stop ormai nazionale. Con Azzolina si schierano i sindacati della scuola, che definiscono la chiusura delle scuole «l’ultima spiaggia» da scongiurare. Ma la ministra è via via costretta ad arretrare. Anche perché nel mirino del Pd ora è finito anche il contestato concorso del Miur, per il quale si chiede la sospensione per motivi sanitari.