«Come genitori di figli omosessuali aderiamo alla manifestazione contro la proposta di legge sulle unioni civili omosessuali perché non fa il bene delle persone omosessuali stesse». Sono le prime righe della lettera con la quale
Michele Gastaldo, per la presidenza dell’«Associazione di genitori e amici di persone omosessuali», rende nota l’adesione di «Agapo» all’iniziativa di sabato a Roma. «Sosteniamo il rinforzo giuridico, ove necessario, dei diritti derivanti da una convivenza stabile – aggiunge Gastaldo –, ma riteniamo completamente sbagliata l’omologazione delle unioni dello stesso sesso al matrimonio e alla possibilità di adottare figli». Un giudizio espresso a partire da un’esperienza viva: «Come genitori conosciamo bene le sofferenze dei nostri figli, anche quelle legate al fatto che da una loro relazione affettiva non possono nascere figli, dolore che, riteniamo, deve essere rispettato e non negato da nessuno. Ma il testo di legge e i fautori della
stepchild adoption, come se la realtà non esistesse, parlano di 'figlio naturale del partner', di 'figli nati dall’amore di persone dello stesso sesso' e così via, nascondendo e negando in tal modo ciò che caratterizza la condizione omosessuale». «Nella legge Cirinnà – scrive ancora Agapo – si applica il principio dell’uguaglianza per situazioni che uguali non sono, erigendo un nuovo tabù, volto a impedire che ci si ponga la più elementare delle domande: da dove vengono i figli delle cosiddette famiglie omosessuali?». L’Associazione invita a guardare la realtà: «Attraverso qualunque via si arrivi all’adozione del figlio del partner – afferma – si tratta comunque di procedimenti in cui, in modo deliberato, si fa sparire uno dei due genitori biologici dalla vita del bambino e si uccide simbolicamente il genitore dell’altro sesso, la madre o il padre ». Ma gli omosessuali «sanno di essere nati da una madre e un padre e ne sono contenti». «Agli amici promotori della
stepchild adoption – conclude Gastaldo – consigliamo, prima di parlare dell’omofobia degli altri, di cominciare a guardare la realtà della condizione omosessuale e di accettarla. È questo il punto da cui inizia il vero rispetto della persona omosessuale».