Attualità

La risposta del direttore. «I figli non sono bandiere da conquistare»

Marco Tarquinio mercoledì 6 gennaio 2016
La questione posta da Alfredo Mantovano e Massimo Introvigne è davvero seria. La potenziale manomissione dell’istituto dell’adozione e, fors’anche, di quello dell’affido a causa del lavorio in corso sulla normativa destinata a regolare le unioni tra persone dello stesso sesso non è purtroppo una preoccupazione infondata. Fa il paio con il sacrosanto allarme, lanciato da tempo anche da 'Avvenire' e che riprendiamo proprio oggi in queste pagine, per la tendenza in questo dibattito politico a considerare di fatto, e anche di diritto, anzi 'di diritti', la condizione dei bambini, dei figli, solo funzionale all’affermazione di eguaglianza delle coppie di persone omosessuali. I figli, che hanno sempre una madre e un padre (per quanto essi possano essere rimossi e, persino, auto-rimossi), non possono diventare mai oggetto di diritti altrui o bandiere per segnalare la 'conquista' di chicchessia. La scelta di dissimulare se non di negare la contraddittorietà e la rischiosità umana di questa impostazione è – non mi stanco di ripeterlo, da cittadino e da cristiano – semplicemente inconcepibile. Come l’onorevole Arturo Scotto avrà già capito questo mio rapido ragionamento (che ricapitola temi che abbiamo affrontato e approfondito più volte sulle nostre pagine) è già una replica al suo appassionato discorso. Che trovo interessante e in parte apprezzo, ma che si tiene accuratamente lontano dal grande e scottante tema della cosificazione dei figli (ridotti a prodotto), delle madri (colonizzate nel loro stesso grembo e ridotte a fattrici di bambini per altri, eterosessuali od omosessuali) e degli stessi padri (quando diventano solo produttori di seme maschile). Come si fa a parlare di avanzamento di diritti senza considerare questa devastante regressione. E come si fa a ricomprendere nella categoria del 'clericale' il non riconoscimento e l’attenuazione sistematica (e, in definitiva, 'commerciale') dei diritti e delle libertà della persona umana? Clericalismo, mercatismo e capitalismo (finanziarizzato) possono far rima sulla carta, ma non nella realtà. E chiunque si richiami alla Dottrina sociale elaborata dalla Chiesa cattolica dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri deve misurarsi con una visione antitetica a qualsiasi processo di riduzione in schiavitù – o a merce che si può sfruttare, manipolare e scartare – dell’essere umano. Non voglio entrare in controversie di partito, e non mi considero e non voglio farmi accusatore e difensore di alcuno, ma tengo a ricordare che l’assolutizzazione autoreferenziale dei diritti dell’individuo (adulto) e la radicalizzazione del liberismo sono due facce della stessa medaglia. E che alla fine (e per principio), come la storia che stiamo vivendo ci insegna, le vittime di questi processi sono sempre i piccoli, gli imperfetti, i poveri, i senza voce.