L e famiglie di coloro che sono colpiti da una grave lesione cerebrale o che sono caduti in stato vegetativo sono vittime solo in seconda battuta, ma devono sopportare un carico di fatica e di dolore che sgomentano. E tuttavia non rinunciano, anche a prezzo di grandi sacrifici, a prestarsi nell’aiuto ai loro cari. In questo anno trascorso dalla morte di Eluana Englaro hanno però ottenuto che la società si accorgesse un po’ di loro e riflettesse su quale siano le necessità delle persone colpite da queste gravissime disabilità. Quel che conta, lo slancio che permette di andare avanti, sottolineano i rappresentanti delle associazioni dei familiari, «è l’amore verso i propri cari». «Noi ripetiamo che anche in stato vegetativo sono persone, che hanno gli stessi diritti degli altri cittadini, in particolare quello di avere una vita con una qualità dignitosa». Paolo Fogar, presidente della Federazione nazionale associazioni trauma cranico (Fnatc) si richiama alla Carta di San Pellegrino e alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità per richiamare le richieste di assi- stenza che le famiglie ripetono. «È importante che quei documenti non restino enunciati. Occorre lavorare perché si trovino mezzi e sostegni, non solo economici, per aiutare le famiglie: che non parlano di morte, ma di vita». Anche Gian Pietro Salvi, presidente della Rete- associazioni riunite per il trauma cranico e le gravi cerebrolesioni acquisite, aggiunge: «Le famiglie sono gli eroi del quotidiano, la battaglia è comunque lunga e logorante: se non sono aiutate, si ammalano. È compito delle istituzioni e della società non lasciarle sole». E da questo punto di vista la presenza delle associazioni che lavorano al tavolo istituito al ministero della Salute per giungere a scrivere un Libro bianco dell’assistenza a queste persone è un primo passo, ma cruciale, sottolinea Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi ricerca sul coma-Gli amici di Luca onlus. «È molto importante anche come si comunicano le notizie relative al coma e agli stati vegetativi: occorre infatti tutelare queste persone gravemente disabili, raccontare ciò di cui hanno bisogno e le strutture dedicate disponibili (che sono ancora poche). Se c’è stato un frutto della vicenda Englaro è proprio la reazione di tutti coloro che vivono questi problemi e che sono riusciti un po’ a farsi sentire». «Da un lato – osserva Paolo Fogar – sono stati fatti progressi, ma la situazione è ancora a macchia di leopardo. Accanto a Regioni, come Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, che danno anche un contributo economico alle famiglie, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) non prevedono la riabilitazione a lungo termine per queste persone, che ne hanno bisogno sempre per evitare spasticità. Ma i familiari continuano a parlare di vita e non di morte ». E si battono in tutte le sedi: una di queste sono le conferenze di consenso con le società scientifiche, dove vengono stilate le raccomandazioni che devono diventare buona e ordinaria prassi medica e assistenziale. «Entro la fine dell’anno – aggiunge Fogar – parteciperemo alla conferenza di consenso della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) sulla buona pratica nella riabilitazione ospedaliera delle persone con gravi cerebrolesioni acquisite. Mentre questo mese a Siena le associazioni saranno presenti a un’altra conferenza di consenso sulla riabilitazione cognitiva dell’adulto. Si tratta di aspetti importanti, che toccano la vita di queste persone: le famiglie si battono per la vita, ma servono riabilitazione, ausili, valutazioni accurate». Questi documenti, poi, per diventare prassi «devono essere portate in Conferenza Stato-Regioni». Solo così si concretizzano gli aiuti e si evita la solitudine, «la vera condanna di queste famiglie – sottolinea Fulvio De Nigris –, che rischiano di sentirsi isolate dal resto della società. D’altra parte occorre anche fare molta formazione nella società, a partire dai giovani ». «Ci vuole amore, passione e competenza per dedicarsi a queste persone – conclude Salvi – ma le famiglie lo fanno per uno slancio vitale di amore verso i loro cari».