L'analisi. I due vicepremier e l’uso delle sedi istituzionali
In democrazia anche la forma è sostanza. Può capitare che un leader di partito sia anche componente del governo, ma è opportuno tenere distinti i due ruoli, anche quando non è facile per i tanti impegni e le numerose sollecitazioni dall’esterno. È uno dei pesi della politica e della responsabilità di governo. Invece, soprattutto nei giorni scorsi, durante l’impetuosa campagna elettorale per le Europee e per la tornata di amministrative, non è stato sempre semplice individuare quando Matteo Salvini e Luigi Di Maio parlassero da ministri-vicepresidenti del Consiglio e quando da capi delle rispettive forze politiche.
Così anche nell’immediato dopo-voto, soprattutto perché per commentare i risultati elettorali delle Europee il ministro del Lavoro e dello Sviluppo ha scelto una sala di quest’ultimo ministero, mentre il responsabile dell’Interno - dopo una conferenza stampa mattutina nella sede della Lega a Milano – ha replicato nel pomeriggio al Viminale.
Qualche voce isolata, nel Partito democratico, ha provato a protestare per uso improprio delle sedi istituzionali, ma non ha raccolto grande seguito. In particolare, il deputato dem Michele Anzaldi ha criticato Di Maio per aver usato «come comitati di partito» prima la Sala della Lupa alla Camera dei deputati, per attendere l’esito del voto nella lunga notte elettorale, e poi, appunto, la sala del 'parlamentino' al ministero dello Sviluppo Economico. Forse evitare di sovrapporre i ruoli gioverebbe, in particolare alla chiarezza dovuta ai cittadini, che hanno il diritto di sapere quando Salvini e Di Maio parlano da ministri (quindi in rappresentanza di tutti i cittadini) e quando da capi della Lega e del Movimento 5 stelle (quindi solo in rappresentanza degli iscritti e degli elettori).
Ieri sera, per esempio, Salvini ha di nuovo tenuto una conferenza stampa al ministero dell’Interno, ma l’argomento principale era la flat tax, cioè un tema squisitamente economico nonché cavallo di battaglia della Lega. Non essendo Salvini il ministro dell’Economia, parlava da segretario del Carroccio in una sede del governo. Del resto, molti hanno fatto notare che il ministro dell’Interno tende ad assumere competenze di altri colleghi. Come quando pretende di decidere chi può o non può attraccare nei porti italiani, oppure quando convoca (al Viminale) gli imprenditori.