Attualità

Milano. I derivati dell'assoluzione

Massimo Calvi sabato 8 marzo 2014
Nuovo colpo di scena nello scandalo dei derivati del Comune di Milano. Dopo la condanna in primo grado delle quattro banche interessate, per truffa ag­gravata ai danni di Palazzo Marino, ieri la Corte d’Appello ha assolto tutti gli istituti e i 9 manager coinvolti, perché «il fatto non sussiste». Un ribaltone, clamoroso almeno quanto lo era stata la prima sentenza. Al­l’atto pratico non cambia molto. Con Deut­sche Bank, Jp Morgan, Ubs e Depfa Bank, – merito anche della pressione esercitata dall’iniziativa della procura – Palazzo Ma­rino aveva già siglato un accordo per ri­portare in cassa 455 milioni di euro. Quel­lo che si modifica è invece il contesto cul­turale e morale che emerge da una rifles­sione sulle due sentenze. In primo grado i funzionari comunali erano stati conside­rati totalmente «incompetenti» e in buo­na sostanza raggirati dalle banche. Oggi i big della finanza sono assolti con formula piena e sollevati da ogni responsabilità. Gli estremi lasciano un vuoto difficile da col­mare. Dagli anni 2000 i derivati di questo tipo hanno risolto molti problemi a tanti sin­daci e amministratori, i quali ne hanno fat­to incetta per onorare i propri impegni e­lettorali o coprire buchi di bilancio, spo­stando però debiti, rischi e perdite possi­bili sulle generazioni future. È una 'mo­da' che oggi si sta drasticamente riducen­do, anche se più di 270 amministrazioni i­taliane hanno ancora derivati in portafo­glio, per un’esposizione di circa 25 miliar­di. Nel giudizio storico della crisi è stato fa­cile individuare banche, banchieri e big della finanza quali responsabili di tutti i mali, quasi diluendo la responsabilità di chi ha sistematicamente preferito pren­dere la via più breve per conquistarsi il con­senso e conservarlo. Forse perché, in fon­do, quei 'derivati' hanno fatto comodo a tanti, rappresentando la traduzione fi­nanziaria dell’approccio predatorio di u­na generazione. Ora le sentenze sembrano dirci soprattut­to una cosa: che non è produttivo gridare per l’assoluzione di chi sembra aver visto attorno a sé solo polli da spennare; quello che conta è smetterla di farsi scudo con il paravento dell’incompetenza. Uno swap sarà anche difficile da decifrare, ma le scor­ciatoie – che siano derivati, oneri di urba­nizzazione o rendite di vario tipo – siamo in grado di riconoscerle tutti.