Lecco. I 140 anni (virtuali) del Resegone, primo «foglio» cattolico ambrosiano
La copertina della prima copia, uscita 140 anni fa
Il Resegone è il più antico giornale della provincia di Lecco e il primo dei fogli cattolici nati nella diocesi ambrosiana: una testata fondata il 17 febbraio 1882, che oggi avrebbe spento 140 candeline, ma che ha fermato le sue pubblicazioni alla soglia delle 126 “primavere” con l’ultimo numero uscito il 28 settembre del 2007.
Fondato su iniziativa dell’allora prevosto monsignor Pietro Galli, del coadiutore don Giuseppe Cavanna e del tipografo Giuseppe Corti, Il Resegone non ha mai cessato le sue pubblicazioni, neppure durante il fascismo. Il primo numero riporta la data del 17-18 febbraio 1882: era un foglio di quattro facciate presentato con il motto «Verità nei fatti, rettitudine e giustizia nei principi, la Religione a base e fondamento di tutto», veniva venduto nelle edicole a cinque centesimi di Lire. Don Cavanna è stato il primo direttore de Il Resegone che diventa già nell’ottocento il punto di riferimento per il mondo cattolico lecchese, conoscendo una crescita significativa nella parte finale del XIX secolo.
Durante la Prima guerra mondiale il Resegone riceveva le lettere di moltissimi soldati lecchesi che pubblicandole le rendeva disponibili ai famigliari che acquetando il giornale se le facevano leggere dai parroci dopo la messa. Il Resegone è stato anche una delle prime testate italiane a condannare la pratica del lavoro minorile a fine ‘800 quando lo sfruttamento del lavoro minorile è stato vietato solo nel 1967.
Edmondo Verga è stato il primo direttore laico ed è stato alla guida del giornale per quarant’anni, fino al 1959. In quegli anni la lettura de Il Resegone diventa una specie di rito collettivo nei paesi montani, dove chi lo acquistava era in grado di farsi un'idea di quel che accadeva in Italia, in Lombardia e nel lecchese, facendosi leggere il giornale spesso dal parroco.
Il Resegone ha accompagnato i lecchesi anche nel periodo della ricostruzione post-bellica e del "boom" economico contribuendo a raccontare i cambiamenti di un territorio sempre più ampio: negli ’70 ampliò la sua diffusione arriva all'alta Brianza, lungo la costa lariana e arrivando fino al circondario di Erba. Poi la decisione, ancora oggi da molti ex lettori ritenuta «sbagliata», di cessare le pubblicazioni.