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Estrazione in Basilicata. Inchiesta petrolio, ministro Guidi si dimette

Pino Ciociola giovedì 31 marzo 2016
"Caro Matteo sono assolutamente certadella mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono statidue anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostromeraviglioso Paese". È quanto scrive il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi nella lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi con la quale si dimette dal governo.Le dimissioni a seguito della notizia che Gianluca Gemelli, compagno del ministro, è indagato dalla Procura di Potenza e fin qui nulla di particolare. Il problema, grosso, grossissimo, penale (ma anche politico) è che un emendamento alla legge di Stabilità – approvato all'ultimo momento nel dicembre 2014 – aveva "liberato" il progetto d’estrazione di petrolio "Tempa Rossa" nell’alta Basilicata. Cioè un enorme favore alle aziende di Gemelli costruito a tavolino, come sembrerebbe venire fuori dalle intercettazioni telefoniche. Stamani cinque persone sono state arrestate, funzionari e dipendenti dell'Eni, e trentasette sono indagate in un’inchiesta della Dda di Potenza che segue due filoni d’indagine sulle attività estrattive di petrolio e gas in Basilicata. Uno sulla gestione e lo smaltimento di rifiuti, anche tossici, che riguarda il "Centro Olio" a Viggiano, in Val d'Agri, dall'Eni. L’altro sull'affidamento di appalti e lavori per l'infrastrutturazione del giacimento "Tempa Rossa" della Total. Prima del quale, fra le carte dell’inchiesta, ci sono anche conversazioni telefoniche tra il ministro Guidi e Gemelli, con quest'ultimo interessato a mettere in piedi l'operazione Tempa Rossa (che secondo la Dda potentina gli avrebbero fruttato due milioni e mezzo d’euro da subappalti).