Lo scontro. Inchieste, Schlein a Meloni: perché non parli? Ma la premier rinvia ancora
Schlein chiama, Meloni le dà appuntamento (figurativo) a domani. La segretaria dem vuole che la premier parli, spieghi e che soprattutto si sbilanci sul caso che più la imbarazza, ovvero le parole pronunciate dal presidente del Senato La Russa per difendere il figlio accusato di stupro. «Faremo un punto stampa alla fine del vertice Nato, adesso sono molto in ritardo», dribbla la presidente del Consiglio da Riga, in Lettonia, a margine del bilaterale con il presidente Karins. Rinviando le sue prese di posizione (anche su Santanchè e Delmastro) appunto a domani, quando si concluderà a Vilnius, in Lituania, il vertice dell’Alleanza atlantica.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, prova dal mattino a stanare la premier. «Mi stupisco di una presidente del Consiglio per la prima volta donna che sta perdendo l’occasione di essere dalla parte delle donne», dice la leader dem tenendo ben aperto il caso delle parole di La Russa senior. «Queste cose sono disincentivi per le donne a denunciare, ma Meloni si sta dimostrando garantista solo con i suoi», insiste Schlein. Per la segretaria dem, è un momento in cui la premier è «ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza». E in cui il governo «non riesce a dire una parola» anche su dossier economici come il salario minimo e il “caro mutui”.
Il tentativo di far rispondere Meloni da Riga, nel trasferimento dal palazzo del governo lettone alla base militare Nato di Adazi, va però a vuoto. La premier ha bisogno di tempo. Al momento la linea è difendere a spada tratta il sottosegretario Delmastro dall’imputazione coatta subita dalla procura di Roma per la vicenda Cospito. E continuare a difendere “sul metodo” la ministra Santanchè, ovvero sul fatto di aver appreso di un’indagine a suo carico dai giornali.
Ma è sulle parole della seconda carica dello Stato che Meloni deve articolare un discorso che non la renda attaccabile. L’argomento secondo cui La Russa ha parlato «da padre» non ha portato fortuna alla ministra Roccella, contestata per queste affermazioni sabato sera a Polignano, in Puglia.
La premier dovrà andare oltre, chiudere l’incidente con parole ferme di supporto a chi denuncia, senza però mettere all’angolo La Russa. Da qui il tempo che Meloni si sta prendendo per rispondere alle accuse incrociate.
Per quanto riguarda il bilaterale lettone, Meloni ha parlato di «lavoro fantastico» che ha portato ad «aumentare l’interscambio del 30%». Ospite di un altro Paese del confine Est dell’Europa, la premier ha ribadito che l’unanimità sui migranti, dentro l’Ue, si raggiungerà solo se «si gestisce dall’origine», ovvero dalla protezione delle frontiere «per fermare l'immigrazione illegale» e «dare pari diritti a chi viene con flussi governati». Con la Lettonia, dice la premier, l’Italia ha «bisogno di Europa» e «di non disperdere il livello di diritti che abbiamo costruito nel nostro Continente».
Tornando all’Italia, si attende che il Quirinale invii il ddl giustizia alle Camere. Il Colle spiega che non si tratta di approvare un decreto che ha immediata efficacia, ma di autorizzare la presentazione di un disegno di legge il cui vaglio di costituzionalità va fatto una volta approvato, quindi con eventuali emendamenti, e sempre che sia approvato. Insomma, il testo - che contiene l’abrogazione dell’abuso di ufficio - in questa fase non sarà “giudicato” dal Quirinale. E al Senato, in commissione Giustizia, si avvarrà anche del lavoro di Matteo Renzi, che proprio per questo provvedimento si trasferirà in commissione Giustizia per verificare se il centrodestra fa sul serio.
Intanto, i magistrati un po’ tengono alta la polemica,un po’ tendono a spegnerla: «È un’accusa totalmente infondata che facciamo politica, siamo attoniti», ribadisce il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Il vertice del “sindacato dei magistrati” ribadisce il diritto delle toghe a criticare provvedimenti sulla giustizia. «Non ci ergiamo a partito politico, da parte nostra nessuna volontà di scontro», chiosa Santalucia definendo «modesta» l’efficacia del ddl Nordio.