Beppe Grillo non va al secondo giro di consultazioni. Ma, intervenendo telefonicamente a una trasmissione on-line infiamma comunque il dibattito, scagliandosi contro il mondo della stampa, accomunato alla «casta». Non è la prima volta. Prendendo di mira, tra le altre cose, un cronista precario, però, ottiene una durissima replica da sindacato e ordine.Ieri il leader del Movimento 5 Stelle, che è solito esprimersi via blog (ieri non vi ha rinunciato, lanciando la proposta di abolire l’Irap, recuperando dai tagli dei costi della politica) prende per tre volte in mano il telefono. Dapprima per spiegare la sua assenza, non dovuta a ragioni politiche, al presidente della Repubblica. A quel Giorgio Napolitano un tempo "Morfeo", ma riscoperto con un «mi è piaciuto». Poi chiama
Sky Tg24, così riferisce la conduttrice Paola Saluzzi, per smontare l’ipotesi di appoggio a un governo "pseudo-tecnico", battuta poco prima dalle agenzie, che si riferivano a una presunta comunicazione tra il politico genovese e il capogruppo Vito Crimi. Il quale ne avrebbe parlato a una riunione.Grillo, però, non si limita a smentire, cosa che capita ai politici. E siamo alla terza telefonata. Stavolta a
La cosa, canale web diretta emanazione del movimento. Senza alcun contraddittorio, dunque, ribadisce il «no» alla fiducia, cosa che provoca più di qualche commento negativo sul web. Si dice certo della vittoria della rivoluzione a 5 Stelle, che paragona a quella francese, però «senza ghigliottina». Chiede di abolire il Porcellum per tornare alla vecchia legge elettorale. E riversa tutto il suo malumore sui giornalisti, rei tra l’altro di mettere in pericolo «la privacy e la sicurezza» della sua famiglia. Invoca, poi, la coerenza e il tentativo di normalizzare i grillini. Per far questo difende il vicepresidente della Regione Sicilia che ha usato l’auto dell’ente in missione, non possedendone una. Non fa riferimento, però, alle accuse mosse all’esponente isolano del movimento di aver comunque fatturato spese di rimborso per la benzina. La reprimenda inizia con la denuncia di una «trasformazione antropologica dell’informazione, che è diventata cattiva e violenta». Un caso che riguarderebbe il «piano della psichiatria più che della politica».Il leader del 5 Stelle non risparmia, poi, le solite accuse. «La casta dei giornalisti è peggio di quella dei politici». I primi «sono terrorizzati», invece i secondi «cominciano ad esserlo, perché i giornali chiudono, le televisioni sono in difficoltà e la rete ingloberà tutto questo sistema medievale di fare informazione». Poi, passando dai toni apocalittici alle accuse
ad personam, si scaglia contro un cronista (Vasco Pirri Ardizzone, dell’agenzia Italpress), "reo" di una domanda fatta ai due capigruppo del M5S dopo i colloqui al Quirinale, sempre riguardo agli "pseudo-tecnici": «Si tratta di un povero ragazzo frustrato e sfruttato che deve dire di aver sentito una cosa, scriverla e poi smentirla per avere 10 euro a pezzo». Non si fa attendere la reazione del sindacato dei giornalisti. «Le minacce non metteranno a tacere l’informazione libera», incalza il segretario della Fnsi Franco Siddi. Mentre il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, gli consiglia a sua volta una visita psichiatrica. «Sta superando ogni limite. Non risponde alle domande e insulta perfino chi le pone ad altri»