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5 stelle. Ecco le tappe (e le possibili conseguenze) della guerra infinita Grillo-Conte

Massimo Chiari mercoledì 18 settembre 2024

Giuseppe Conte e Beppe Grillo

Una brutta telenovela. Da una parte Beppe Grillo. Dall'altra parte Giuseppe Conte. In mezzo un Movimento 5 stelle che deve fare i conti con visioni politiche diverse e con una lotta di potere sempre più cattiva. Il fondatore e l'avvocato non si sono mai piaciuti ma lo scontro è rimasto a lungo sottotraccia. Ad agosto la crisi è esplosa. Da settimane ogni giorno c'è un nuovo capitolo. Una nuova accusa. Una nuova lettera. La guerra è sulla gestione del Movimento e sul progetto portato avanti da Conte per rilanciarlo. Grillo, che del M5S è anche il “Garante” vuole bloccare Conte su due punti: la modifica del simbolo del partito e l’abolizione del vincolo dei due mandati, cioè il sostanziale divieto per i rappresentanti del M5S di avere per più di due volte incarichi elettivi nelle istituzioni. Conte insiste. Grillo alza il muro: da questi principi dipende l’ancoraggio del Movimento alla sua identità e ai suoi valori fondativi.

C'è uno scontro tra due visioni politiche contrapposte. Ma c'è soprattutto uno scontro di potere: Grillo e Conte, in maniera diversa, vogliono garantirsi il controllo del partito.

E il Movimento? Esiste o no l'ipotesi di una nuova scissione? Bisognerà aspettare ancora qualche settimana: sarà l’assemblea costituente, cioè il processo rifondativo del M5s indetto da Conte, entri nella sua fase decisiva a ottobre. Ma intanto Fondatore e Avvocato continuano a picchiarsi. L'ultimo capitolo è quello delle lettere ai giornali. Conte sceglie il Corriere della Sera per mandare il suo messaggio a Grillo. Lo accusa di visione padronale. E alza il tiro: le tue visioni sono incompatibili con i principi del Movimento, potrei sospenderti i contratti.

Grillo non ci sta e affida la replica al Foglio: «Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l'importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici». Ma non si ferma qui. «Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi... Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti del Movimento».

Dicevamo del rapporto da sempre complicato tra Grillo e Conte. Il fondatore ha sempre visto con un certo fastidio il crescente consenso di Conte tra i militanti del M5S. Nel novembre scorso, Grillo raccontò che quando si dovette trovare un candidato civico per la presidenza del Consiglio del governo sostenuto da Lega e M5S, nel 2018, fu individuato Conte perché era «un bell’uomo» e perché, tra l’altro, «parlava tanto e si capiva poco, quindi era perfetto, perfetto per la politica».

Certo non una bel ritratto. Le tensioni tra i due salirono di intensità nell’estate del 2021 dopo la spaccatura del Movimento sulla scelta sì o no con il governo Draghi. Conte sferrò il suo affondo. Si disse disposto a prendere la guida del Movimento solo a patto che Grillo facesse un passo di lato e che il suo ruolo «ambiguo» di garante venisse definito meglio. Altrimenti avrebbe rinunciato. Anche allora le accuse si accavallarono. Conte disse che Grillo voleva fare il «padre-padrone». Grillo disse che Conte «non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione».

Il M5S arrivò vicino alla scissione. Poi alla fine i due trovare una intesa: Conte assunse il ruolo di guida politica del partito, divenendone presidente, mentre Grillo accettò di ridimensionare almeno formalmente il suo ruolo, restandone il garante. Alcuni mesi dopo l’accordo si perfezionò, e Grillo ottenne di ricevere un compenso di circa 300mila euro all’anno per il suo lavoro di consulenza sul settore della comunicazione: di fatto, una sorta di compensazione per la perdita di centralità delle sue funzioni dirigenziali.

Ecco la telenovela. Ecco le pagine più tristi. Ecco lo scontro di potere e forse di visioni. Ora si aspetta la Costituente e la verità. Certo il Movimento pare marciare a passi veloci verso la scissione. Una scissione triste. Che si consuma per carte bollate. Che si colora di parole brutte, di minacce pesanti, di recriminazioni personali, di lettere minatorie scritte nel peggiore avvocatese.