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L'intervista. Gozi: «Noi di Renew siamo indispensabili, in Europa e in Italia»

Matteo Marcelli giovedì 13 giugno 2024

Ex parlamentare dem e già sottosegretario agli Affari europei con i governi Renzi e Gentiloni, Sandro Gozi, anche se eletto in Francia, è l’unico italiano a entrare nel gruppo europeo Renew Europe. Circostanza che, «nonostante la soddisfazione», lo rende «piuttosto seccato », perché «l’Italia avrebbe potuto avere diversi deputati tra le nostre fila».

Gozi, perché è successo secondo lei?

Purtroppo all’appello di Emma Bonino hanno risposto Matteo Renzi e i liberal democratici, ma non Calenda. Francamente non ho ancora capito perché. Peraltro entrambe le forze sarebbero entrate in Renew Europe, quindi è stato un grosso errore politico, che costa molto anche a noi, perché l’Italia è un grande Paese e quella italiana sarebbe potuta essere probabilmente la seconda o terza delegazione del terzo gruppo del Parlamento europeo.

L’esperienza di centrismo liberale e riformista è giunta al capolinea?

No, affatto. Renew Europe continua a essere indispensabile per costruire una maggioranza pro-Europa. Stiamo discutendo già in queste ore con il Ppe e con il Pse per costruire un nuovo accordo di coalizione e una nuova maggioranza politica in questa direzione e i numeri dicono che rimaniamo la terza forza e siamo centrali. C’è ancora spazio per una proposta liberal democratica.

Anche in Italia?

Considerate assieme le forze centriste hanno fatto quasi l’8%. Se quindi non esiste una terza via in Italia non è perché gli italiani non la chiedano o perché non ce ne sia necessità. Ma perché chi fino ad oggi l’ha interpretata lo ha fatto nel segno della divisione, mentre la risposta dovrebbe essere la cooperazione e l’unione. La responsabilità di quanto accaduto è chiara.

Renzi ci ha messo la faccia ma non è bastato. Il destino di Iv è segnato?

È stato molto coraggioso e ha ottenuto un ottimo risultato. Credo abbia fatto la cosa giusta aderendo all’appello di Bonino e dando il suo contributo da ultimo in lista. Una lista che non ce l’ha fatta, mi pare, per 45mila voti. Questa è la politica. Però rimane anche un senso di rabbia, perché l’obiettivo era alla portata. Mi sembra che Iv abbia avviato un processo ricostituente, con Renzi che ha dato il via a nuova fase e credo si debba lavorare per una grande forza centrale, liberale e democratica di cui c’è ancora bisogno. I prossimi appuntamenti elettorali sono una partita molto diversa da quella europea e Renew sosterrà questo progetto, ma solo se non saranno teorizzate o praticate divisioni.

Cosa significa la vittoria di Le Pen?

Che c’è molta paura e preoccupazione. Nonostante il nostro tentativo di portare il dibattito elettorale su temi europei, si è svolto invece su questioni interne: la sicurezza, il potere di acquisto, l’Islam radicale. Temi su cui i francesi hanno chiesto delle risposte chiare. Ma si tratta di risposte che questa Assemblea nazionale, in cui non c’è una chiara maggioranza, non poteva dare. Era già bloccata e sarebbe stata bloccata ancora di più se si fosse continuato.

Quindi la mossa di Macron di scioglierla è corretta?

La trovo rispettosa. Perché i francesi hanno chiesto soluzioni forti e rapide su questi temi. Preso atto che quell’assemblea non poteva darle, ha dato la parola ai cittadini. Certo, è una scelta audace, ma lui le ha sempre fatte senza aver paura di assumersene le responsabilità e dal punto di vista della democrazia ha fatto la scelta giusta.

Che ne pensa di questo avvicinamento tra Le Pen e i Repubblicani?

Credo sia la fine del gollismo. Che è sempre stato alternativo all’estrema destra a differenza di quanto accaduto in Italia con Fi. È stato così per Chirac e Sarkozy, mentre Ciotti ha totalmente negato questa linea per ragioni di opportunismo e spaccando i Repubblicani.

Non teme uno spostamento a destra in Europa?

Al momento è confermata la maggioranza proeuropea e stiamo discutendo con Ppe e Pse per individuare le priorità attorno alle quali organizzare il lavoro del Pe. Non c’è stata la vittoria dell’estrema destra. Certo, molto dipenderà dall’atteggiamento del Ppe: se decide di aprire all’estrema destra non ci sarà alleanza possibile. Se vuole costruire una maggioranza con noi e con il Pse allora si potrà lavorare.