Attualità

GOVERNO. Tensione Letta-Alfano «Stop ai ministri in piazza e in tv»

lunedì 13 maggio 2013
Inizio con tensione del seminario dei ministri presso l'abbazia di Spineto, in provincia di Siena. Le incomprensioni sono iniziate ancora prima che tutti i ministri giungessero sul luogo della riunione. Le polemiche fra Enrico Letta e Dario Franceschini da una parte e Angelino Alfano e Maurizio Lupi dall'altra esplodono nel viaggio fatto insieme che li ha portati da palazzo Chigi all'abbazia. Oggetto del contendere la presenza dei ministri del Pdl a Brescia, nella manifestazione del partito in cui Silvio Berlusconi ha attaccato la magistratura per eccesso di politicizzazione.Letta ha comunicato ad Alfano e Lupi che quanto accaduto a Brescia è inaccettabile perché ha ricadute negative sull'immagine dell'esecutivo e sulla sua capacità di tenuta. Da qui l'invito a distinguere il ruolo politico di ognuno da quello di componente del governo in modo da non fomentare ulteriori divisioni. Parole che il premier ha ripetuto nell'aprire successivamente la riunione seminariale. Alfano e i ministri del Pdl hanno difeso il proprio diritto di difendere Berlusconi che a loro avviso è vittima di una persecuzione giudiziaria. Letta avrebbe ripetuto ad Alfano e Lupi la frase già pronunciata al momento del suo incarico "governo non a tutti i costi", aggiungendo che "non deve andare avanti a tutti i costi". Quasi un ultimatum.Dal braccio di ferro scaturisce il primo compromesso raggiunto nel seminario: i ministri non parteciperanno più a comizi elettorali e a talk show televisivi, a meno che non affrontino tematiche relative alle iniziative dei loro dicasteri. Quanto deciso è stato illustrato ufficialmente da Gianmarco Trevisi, portavoce del presidente del premier: "In apertura dei lavori del vertice informale di governo, Letta ha comunicato ai ministri riuniti quanto concordato con il vicepremier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nel corso del viaggio da Roma e cioè che da qui alle elezioni amministrative i membri del governo non parteciperanno a manifestazioni elettorali nè a dibattiti radio e tv che non siano incentrati sul programma di governo in relazione ai rispettivi dicasteri". Danila Subranni, portavoce di Alfano, precisa che "il Pdl non abbassa comunque le sue bandiere e starà accanto al suo leader Berlusconi". Quest'ultimo avrebbe espresso ad Alfano il proprio consenso al compromesso raggiunto. Come gesto distensivo, il Cavaliere ha poi deciso di non partecipare alla riunione dei gruppi parlamentari convocata a Roma e non più a Milano con l'ipotesi di manifestare poi contro la magistratura davanti al Tribunale, come già fatto nelle scorse settimane.Il problema della partecipazione dei ministri a manifestazioni politiche era stato sollevato da MicheleVietti, vice presidente del Csm, con una intervista comparsa su "Repubblica" di ieri in cui criticava la presenza del ministro dell'Interno Alfano in piazza a Brescia con Berlusconi definendo quell'iniziativa "divisiva" e puntando il dito contro chi "parla di pacificazione" ma "poi appicca incendi" e non sostiene il ruolo della magistratura come baluardo "a difesa della legalità".Nel suo intervento di apertura al seminario dei ministri, Letta ha precisato che occorre rimettere il Parlamento al centro dell'attività legislativa perché l'attuale situazione politica non è più quella del novembre 2011 quando ci fu l'urgenza di ricorrere al governo dei tecnici. Il premier ha sottolineato che occorre affrontare subito leemergenze: dalla legge elettorale alle riforme istituzionali, dalle questioni economiche alla riforma dell'Imu, dalla possibile abolizione del finanziamento pubblico alla soluzione del problema degli esodati e del rinnovo del finanziamento degli ammortizzatori sociali, dal possibile rinvio dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22% alla riforma del mercato del lavoro. "Parleremo di tutto", ha dichiarato davanti alle telecamere Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia.I lavori del seminario, secondo il programma, sono ripresi questa mattina alle 8. Termineranno prima delle 13. Ogni ministro pagherà la sua quota di partecipazione fissata in 200 euro.