Roma. Pensioni di medici e prof, il governo ci ripensa
Doccia gelata per i circa quattromila insegnanti che si sentivano ormai a un passo dalla pensione dopo due anni di attesa. Un emendamento del governo al decreto sulla Pubblica amministrazione ha infatti cancellato la norma che consentiva ai docenti di lasciare il lavoro con "quota 96" (è la somma tra l’età anagrafica e quella contributiva). Una scelta che ha scatenato lunedì polemiche e proteste a non finire. Ma in serata il premier Matteo Renzi, difendendo la decisione dell’esecutivo, ha annunciato per la fine di agosto un intervento sulle pensioni dai confini più ampi di quello appena bloccato.La retromarcia di lunedì riguarda anche l’uscita obbligatoria a 68 anni (invece di 70) per i docenti universitari e i primari e sul superamento delle penalizzazioni (che pertanto restano) per i lavoratori pubblici che vanno a riposo prima dei 62 anni e l’incremento dgli assegni di riversibilità per gli invalidi del terrorismo. Il governo ha così accolto i rilievi arrivati dalla Ragioneria generale sull’insufficiente copertura finanziaria dei provvedimenti. E indirettamente ha avvalorato la denuncia del commissario alla spending review Carlo Cottarelli (ora vicino a lasciare l’incarico) che aveva criticato come anomala l’indicazione di futuri e non specificati tagli di spesa per coprire i provvedimenti. E in tarda serata è arrivata anche la notizia del rinvio dell’informativa del ministro Pier Carlo Padoan proprio sulla spending review prevista per oggi alla Camera. Per prassi il voto di fiducia (chiesto ieri sera sul dl competitività e fissato per oggi) impone lo stop dei lavori dell’aula, ma è possibile una deroga se accolta all’unanimità. Il M5s ha detto no.La frenata dell’esecutivo, annunciata dal ministro della Pa Marianna Madia, titolare della riforma ha aperto un fronte all’interno della maggioranza, oltre a dare argomenti alle opposizioni e a scatenare l’ira dei sindacati. FI ha parlato di «ennesimo flop del governo», la Lega ha chiesto le dimissioni del presidente della Commissione Bilancio della Camera del Pd, Francesco Boccia, che aveva rassicurato sulle coperture, e anche l’alleato Ncd ha definito «una vergogna» lo stop alla misura. Un caso che Renzi ha cercato in serata di disinnescare: è stato giusto togliere dal decreto la norma sui docenti che «non c’entrava nulla», ha detto irritato, ma il nodo verrà sciolto con un provvedimento più ampio annunciato per la fine del mese, sempre mirato sulla scuola. Nell’insieme gli emendamenti approvati lunedì rappresentano un colpo di freno all’intenzione del governo di accelerare il ricambio di personale. Andavano in questa direzione tanto l’abbassamento della soglia pensionabile a 68 anni per i professori universitari e i primari, tanto il superamento delle penalizzazione per chi sceglie la strada del pensionamento anticipato: norme entrambe cancellate. Nel caso poi della "quota 96" per gli insegnanti, si trattava di riparare a un’iniquità determinata dal frettoloso varo della riforma Fornero a fine 2011 quando gli insegnanti che stavano maturando il diritto alla pensione si trovarono d’improvviso la strada sbarrata perché non si tenne conto dello sfasamento tra l’anno solare e l’anno scolastico, che termina ad agosto. Dure le reazioni sindacali. La Cisl Scuola parla di vicenda da "Scherzi a parte" che «mette in discussione anche la credibilità del governo». Per la Gilda siamo di fronte a una «beffa di Stato» e per la Flc-Cgil «prevalgono gli interessi delle burocrazie».