Governo. Bonus edilizio, cessioni «tracciabili» e carcere per i tecnici che falsificano
Che a Mario Draghi il Superbonus edilizio, così com’era, non piacesse, non è un segreto. Era stato lui stesso a dirlo una settimana fa: «Ci sono le frodi, perché non ci sono i controlli», o meglio – come ha precisato – non sono stati previsti da chi ha scritto e poi difeso a spada tratta il provvedimento. Con il Cdm di ieri, però, le cose cambiano. Perché viene introdotto un sistema per vigilare sulle irregolarità e soprattutto saranno inasprite le sanzioni per chi le commette.
Limite alle cessioni e codice identificativo
Per arginare le frodi il governo ha messo punto un sistema per sbloccare nuovamente le cessioni rendendole però tracciabili. Il provvedimento introduce l’assegnazione di un codice identificativo univoco ai crediti d’imposta dei bonus, che dovrà essere stabilito dall’Agenzia delle entrate e indicato «nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni, secondo le modalità previste dal provvedimento». Saranno possibili fino a un massimo di 3 cessioni, ma solo in ambito finanziario o bancario. La prima cessione all’impresa è fuori da questi tre passaggi. «Le cessioni degli sconti fiscali – si legge inoltre nel provvedimento – non possono formare oggetto di cessioni parziali successivamente alla prima comunicazione dell’opzione al Fisco». Le disposizioni entreranno in vigore dalle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal primo maggio.
Aumento delle sanzioni
Nel caso in cui il sistema di controllo fosse aggirato, sono previste multe salate e pene detentive. Per il «tecnico abilitato» che, nel corso degli accertamenti necessari per ottenere i bonus edilizi, «espone informazioni false od omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione» oppure «attesta falsamente la congruità delle spese», la reclusione va da due a cinque anni. Mentre la multa da 50mila a 100mila euro. La pena può addirittura aumentare «se il fatto è commesso per conseguire un ingiusto profitto per sé o per altri», come si legge nel testo del decreto.
La norma Orlando
L’altro capitolo decisivo delle modifiche al Superbonus approvate in Cdm è quello relativo ai contratti dei dipendenti. L’impianto del provvedimento si deve a una proposta dell’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e vincola la concessione dei bonus edilizi all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative. Una misura che dovrebbe garantire «formazione e maggiore sicurezza per chi lavora nei cantieri». Inoltre, il contratto collettivo applicato deve essere indicato nell’atto di affidamento dei lavori e riportato nelle fatture emesse in relazione all’esecuzione dei lavori.
Il tutto sarà verificato dall’Agenzia delle entrate, che controllerà l’indicazione del contratto applicato attraverso l’Ispettorato nazionale del lavoro, l’Inps e le Casse edili. «Tutta la nostra determinazione e il nostro impegno devono essere rivolti a contrastare l’insicurezza sui luoghi di lavoro, a contrastare i rischi che i lavoratori possono correre – ha chiarito lo stesso Orlando commentando il testo –. Per questo abbiamo voluto introdurre in un settore cruciale come quello dell’edilizia una norma molto importante. Con il Superbonus, con i bonus che sono stati erogati in questo ambito sono cresciute le imprese, ma spesso è cresciuta anche l’improvvisazione attraverso la quale si è reclutata manodopera, a scapito della sicurezza e della condizione dei lavoratori nei cantieri».
La speranza, per associazioni di categoria e aziende, è che il cambiamento sia ora definitivo e permetta di evitare ulteriori modifiche e nuovi stop ai cantieri, garantendo l’effettiva disponibilità dei crediti bloccati dai precedenti interventi dell’esecutivo per arginare le frodi.