Attualità

Crisi. M5s e Pd pronti a un governo Conte, che domani sale al Colle per l'incarico

Redazione romana mercoledì 28 agosto 2019

Con l'arrivo al Quirinale della delegazione del gruppo Per le Autonomie (SVP-PATT, UV) questa mattina, è cominciata la seconda giornata di consultazioni. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha incontrato prima il gruppo di Liberi e Uguali e successivamente la pattuglia di Fratelli d'Italia. I colloqui sono ripresi nel pomeriggio con l'ingresso al Quirinale dei rappresentanti del Pd.

Liberi e Uguali
«Abbiamo confermato la nostra disponibilità a verificare le condizioni per dare vita a un nuovo governo di svolta. Non abbiamo posto nessun veto nè pregiudiziale sui nomi». «Abbiamo confermato la nostra disponibilità a verificare le condizioni per dare vita a un nuovo governo di svolta. Non abbiamo posto nessun veto né pregiudiziale sui nomi», ha chiarito il capogruppo di Leu, Federico Fornaro.

Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni ha invece ribadito la posizione già espressa nel primo giro di incontri: «L'unico sbocco possibile di questa crisi sono le elezioni. Il governo sarebbe un inganno. Se si andasse a votare uscirebbe invece un esecutivo con un forte mandato popolare. Mattarella non ha nessun obbligo costituzionale di aprire alla maggioranza Pd-M5s. Abbiamo chiesto in ogni caso di concludere questa crisi oggi e di porre fine a questo osceno baratto di poltrone. Se nascerà questo governo scenderemo in piazza».

Partito democratico
Alle 16 Mattarella ha ricevuto la delegazione del
Pd guidata dal segretario Dem Nicola Zingaretti: «Daremo il nostro sostegno alla nuova iniziativa di governo - ha dichiarato il segretario all'uscita dal Colle -. Abbiamo detto di aver accettato la richiesta del M5S di indicare il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Abbiamo altresì confermato risolutamente l'esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità. Sia chiaro che non c'è alcuna staffetta da proseguire e non c'è alcun testimone da raccoglie ma semmai una nuova sfida da cominciare. Amiamo l'Italia e crediamo che valga la pena tentare questa esperienza. In tempi omplicati come quelli di oggi sottrarsi alla responsabilità del coraggio di tentare è l'unica cosa che non possiamo e non vogliamo permetterci. Intendiamo mettere fine alla stagione dell'odio, del rancore e della paura».

Forza Italia
Poco meno di mezz'ora di colloquio per la delegazione guidata da Silvio Berlusconi, salito al Colle alle 17:00. Il fondatore di Forza Italia ha ribadito davanti a Mattarella «la necessità di ridare la parola agli italiani e la preoccupazione per il pericoloso scenario attuale». Un discorso utile anche a ribadire la voglia di un ritorno al centro della scena politica. Servito a disegnare il rilancio del partito come unica forza liberale moderata, lontana non solo dal populismo, ma anche dal sovranismo: «L'Italia ha bisogno di un taglio delle tasse, di diminuire la spesa pubblica e di un taglio del perimetro della stato». Oltre ovviamente a una «riforma della giustizia in senso garantista». «Serve un governo amico delle imprese e di chi lavora. L'oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria sono i principali nemici da battere. Siamo i soli eredi coerenti delle tradizioni politiche che hanno fatto grande il nostro Paese». Poi l'ultimo affondo: «Il governo non nasce dalla volontà elettorale ma da una manovra di palazzo. La nostra opposizione sarà ferma. Il nostro orizzonte è e rimane il centro destra. La destra senza di noi non sarebbe in grado di vincere e di governare. Un centro destra liberale e cristiano, capace di interloquire con l'Europa».

Lega
Matteo Salvini, poco dopo il colloquio con il capo dello Stato, ha invocato nuovamente le elezioni, per poi rispolverare il solito refrain già proposto più volte nel corso dell'ultimi giorni: «Al presidente abbiamo espresso lo sconcerto di milioni di italiani di fronte alla guerra delle poltrone che si sta verificando da giorni. Mattarella aveva un progetto e una maggioranza ampia». Poi l'attacco all'Europa: «Il candidato presidente è stato trovato su indicazione di Bruxelles, Berlino, Parigi. Un Monti-bis. Evidentemente a qualcuno dava fastidio un governo che stava restituendo sovranità e futuro alle famiglie e alle imprese italiane». Il bersaglio, più che i 5stelle sono ancora una volta i democratici: «Tutte le elezioni degli ultimi anni hanno visto solo un unico partito perdere: il Pd. Gli italiani si stanno chiedendo a cosa serve votare. Dignità vorrebbe che ci fossero elezioni. Il Pd è il partito delle poltrone, di Bibbiano e di Banca Etruria». Non una parola sull'immigrazione.

Al Colle si attende sono infine arrivati i rappresentanti del M5s guidati da Di Maio, che all'uscita ha confermato il via libera a un accordo di lunga durata con il Partito democratico per un governo guidato da Giuseppe Conte. Di Maio ha confermato che Salvini ha provato a fare marcia indietro e a offrirgli la presidenza del Consiglio: "Si sono alimentate tante polemiche sulla mia persona e mi ha sorpreso che in una fase così delicata qualcuno abbia pensato al sottoscritto piuttosto che al bene del Paese - ha detto Di Maio, al termine dell'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella -. "La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me".

Dal vertice di questa mattina tra M5S e Pd, sono arrivate comunque chiare indicazioni: «Esprimiamo soddisfazione. Il lavoro di approfondimento programmatico procede positivamente», hanno dichiarato i capigruppo Pd, Graziano Delrio e Andrea Marcucci uscendo dall'incontro con gli omologhi grillini alla Camera. Resta però il «problema» del vice premier, come lo ha definito Andrea Orlando, secondo il quale non si può «andare in un governo in cui sia il presidente del Consiglio sia il vicepremier sono dello stesso partito». Ma i 5 stelle difendono il loro leader e anche il diretto interessato a risposto a tono ai dubbi sollevati dai dem: «Mi sorprende che qualcuno sembri essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani. Ma questa è la politica. Anzi, questa è una certa politica, abituata a concepire il dibattito non come un'occasione di crescita, bensì come uno scontro continuo e sistematico sulle persone. Non ho intenzione di aggiungere altro». Il vicesegretario dem però ha subito replicato: «Il problema non è Di Maio. Adesso il M5s ha indicato un presidente del Consiglio. Il Pd crede che per andare oltre lo schema precedente, sia giusto avere un vicepremier che sia punto di riferimento della compagine del Pd».

Intanto il voto sulla piattaforma Rousseau, annunciato ieri sera dai vertici del Movimento, non ha ancora una data perché, ha spiegato Patuanelli, verrebbe aperto dopo un eventuale incarico a Giuseppe Conte: «C'è un presidente che accetta un incarico con riserva - ha spiegato - la decisione finale ciascuno la prende a suo modo, ci sono partiti che decidono nelle loro segretarie, noi tramite centinaia di migliaia di persone». Sullo stesso argomento il Movimento ha smentito la notizia della rivolta degli eletti riguardo al possibile voto: «Chi ha scritto questa falsità sa bene che sta parlando dell’opinione di 4 o 5 persone. Ad ogni modo, nel rispetto della consueta grammatica istituzionale del voto - che, ricordiamo, servirà a decidere il capo politico, secondo quanto prevede lo statuto - è stato informato anche il Presidente Conte che conviene su questa tempistica». Il Quirinale, però, ha fatto sapere che «si atterrà esclusivamente alle dichiarazioni dei gruppi parlamentari che sono consultati anche oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella».