La storia. Glory, che voleva fare la parrucchiera ma è finita sulla strada
«La prima notte è stato molto brutto. Pioveva ma sono dovuta andare ugualmente. Ci sono stata anche con la neve e gli uomini venivano lo stesso ». Così Glory racconta la sua prima notte da “schiava del sesso”, prostituta sulle strade del centro di Napoli. Viene dal nord della Nigeria, la zona più pericolosa per la presenza di Boko Haram, ha 20 anni ma quando l’hanno obbligata a vendersi era ancora minorenne. «Sono stata con loro per sei mesi. Lavoravo tutti i giorni dalle 10 di sera alle 6 del mattino. Venivano molti ita liani. Uno voleva portarmi via. Ogni volta mi dava soldi, anche 400 euro. “È un regalo”, mi diceva, “ti voglio aiutare, questa vita non è per te”, ma era una bugia. Voleva sfruttarmi lui». Perché queste ragazze “rendono” molto, «una media di 200mila euro l’anno», ci spiega Marina Galati, responsabile del progetto “Incipit” sulla tratta, della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, dove incontriamo Glory.
È partita dalla Nigeria nel 2014, in aereo con permesso turistico. «Viaggio pagato dalla mia “madame”. Mi avevano detto per andare a fare i capelli » Ci credevi? «Sì, perché lei mi ha detto che ci sono tante nigeriane che in Italia fanno questo». Arrivata a Roma, al controllo dei documenti scoprono che il suo passaporto era falso, anche per nascondere la minore età. «Eravamo in due. Io e un uomo che mi accompagnava. Anche lui col passaporto falso. Ci hanno messo in due stanze separate. Sono rimasta in aeroporto per 4 giorni. Era il 12 luglio, un venerdì. Lunedì è arrivato un avvocato e mi ha detto che mi dovevano portare in un campo a Roma, un palazzo. Lì sono rimasta due settimane. Poi sono scappata. Fuori c’era ad aspettarmi una ragazza nigeriana. Non la conoscevo. Mi ha portato a Napoli in treno. Mi ha detto: “La mia madame ti aspetta”».
A Napoli Glory scopre la verità sul suo viaggio. «Siamo arrivati in una casa di notte. Dopo due giorni ho detto alla madame che in Nigeria mi avevano spiegato che andavo a fare i capelli e io lo volevo fare. Lei mi ha risposto: “No, questo non si fa qua, devi andare a lavorare in strada”. No, non è vero, ho replicato. Potrei fare anche la baby sitter ma non quelle cose». A questo punto arrivano le minacce. «Se non lo fai non mangi!». Glory si arrende. «Ho dovuto accettare. Mi hanno comprato vestiti, scarpe, trucco. Ho chiesto, “come si fa, dove devo andare?”. La madame mi ha risposto, “quella ragazza ti spiegherà come si fa”». Poi le pretese economiche. «Mi ha spiegato che dovevo pagare 66mila euro per il viaggio. Poi ogni mese dovevo dare anche 150 euro per la casa. E ogni venerdì 100 euro per il cibo».
La salvezza arriva con un evento drammatico. «Il 22 maggio 2015 stavo lavorando e un uomo mi ha chiesto i soldi. Ho detto di no e lui mi ha accoltellato a un braccio. Sono andata in ospedale ma non avevo documenti. I dottori hanno chiamato la polizia. Mi hanno detto, “tu sei Glory, quella scappata a Roma”. Mi hanno portato in una comunità di Napoli, dove c’erano altre ragazze. Lì sono rimasta un mese e tre settimane. Quando sono arrivata ho visto che fuori c’era il marito della “madame”. L’ho detto e mi hanno trasferita a Bergamo in un’altra comunità dove sono rimasta un mese e mezzo. Poi a Bari dove sono rimasta un anno e sette mesi. Lì sono andata a scuola e ho ottenuto i documenti, il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ho anche fatto l’aiuto cameriera per tre mesi in un ristorante. Poi mi hanno trasferito a Lamezia ».
Arrivata 8 mesi fa, grazie a Progetto Sud sta prendendo la licenzia media e fa un tirocinio da cameriera. «Abito con tre ragazze con la stessa mia storia. Non sono più venuti a cercarmi, invece sono andati a disturbare la mia famiglia. Ho già pagato 13mila euro e volevano il resto». Ma ora Glory guarda al futuro. «Adesso sto benissimo, è tutta un’altra vita. Non pensavo di finire sulla strada. Tante ci finiscono ancora. Quando dico che qua non va bene non ci credono, guardano Facebook e dicono “in Italia ci sono i soldi”, ma non è vero». Tornerai in Nigeria? «Sicuro. Voglio trovare un lavoro da cameriera, guadagnare un po’ di soldi e tornare dalla mia famiglia». Speri di dimenticare? «Questo non si dimentica. Se “madame” viene chiamo i carabinieri. E lei va in carcere. Sono loro che mi dovrebbero pagare per quello che mi hanno fatto».