Global compact. Passo indietro dell'Italia sull'accordo mondiale per i migranti
Il premier Conte alle Nazioni Unite due mesi fa: sì al Global migration compact. Oggi il vicepremier Salvini lo ha stoppato (Ansa)
L'Italia verso un passo indietro sul Global migration compact. Solo due mesi fa, a New York il premier Giuseppe Conte aveva ribadito il sostegno del nostro Paese all'intesa internazionale sulle migrazioni. Oggi, invece, il leader della Lega Matteo Salvini ha fatto sapere che Roma non firmerà l'accordo e non andrà a Marrakech, in Marocco, alla conferenza intergovernativa del 10 e 11 dicembre che dovrebbe portare alla fase finale dell'intesa con la firma, non ancora vincolante. Il vicepremier vuole portare la questione in Parlamento convinto di potere bloccare l'adesione italiana.
Scopo del Global migration compact è quello di arrivare, tramite un'intesa internazionale, a una migrazione sicura, ordinata e regolare che tenga conto anche dei flussi misti “dove ci sono migranti non idonei alla protezione umanitaria e che richiedono comunque strategie di assistenza a lungo termine”. I negoziati per l’adozione di una politica comune sui migranti non sono però stati facili e ora rischiano di naufragare.
Il primo ministro Conte si è trovato così scavalcato e ha cercato di abbozzare: "Riteniamo opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all'esito di tale discussione". "Ho anticipato a New York la mia valutazione sul global compact che secondo me è assolutamente compatibile con la nostra strategia - ha anche affermato Conte - Non ho cambiato idea, ma siccome ha rilievo politico, c'è molta attesa, e ho visto molto fermento in vista di Marrakech. Ho convocato ieri un vertice, confrontandoci con il ministro degli Esteri, Di Maio non c'era ma si è fatto rappresentare dal sottosegretario De Stefano, il vicepremier Salvini, abbiamo convenuto che è giusto creare un passaggio parlamentare. Questo ci è consentito perché Marrakech è un appuntamento ma non è l'ultimo passaggio". Leggi: L'intervento di Conte alle Nazioni Unite
Dall'opposizione, il dem Martina, accusa: "Conte si rimangia impegni internazionali" con un "comportamento vergognoso".
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La posizione della Chiesa cattolica
"Posso dire che noi come Santa Sede siamo interessati all'adozione del Patto non solo da adesso, ma già dall'inizio. Abbiamo preparato in base alla nostra esperienza, proposte concrete che si chiamano in italiano "Venti punti di azione pastorale". Così abbiamo condiviso con gli altri stati già il frutto di ciò che facciamo, ciò che vogliamo, ciò che sogniamo". È quanto ha spiegato padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale.
"Dobbiamo portare questo tesoro della Chiesa - ha affermato padre Czerny - dentro il consesso delle consultazioni. Così siamo molto contenti di vedere che il Patto sulle migrazioni non soltanto riflette punti importanti del nostro documento ma anche l'approccio, lo stile. Questi venti punti sono principi e valori che tutti gli uomini di buona volontà possono accordare ai migranti. Nel nostro desiderio di promuovere il dialogo e la cultura dell'incontro, esortiamo a non lasciare che la paura, che ha le sue ragioni, decida. Questo è il problema. Siamo contenti - ha quindi aggiunto - della esperienza intergovernativa, dell'approccio multilaterale. È una chiave indispensabile per arrivare a soluzione dei problemi".
Sull'appuntamento di Marrakech, padre Czerny ha aggiunto: "Io dico che non dobbiamo aspettare il 12 dicembre, il processo di
consultazione ha già portato risultati. Io dico soltanto che per la Santa Sede la cosa importante è che la migrazione sia sicura,
ordinata e regolare".
Per saperne di più sulla posizione della Chiesa cattolica:
Verso il Global Compact. Il Papa sui migranti: venti punti d'azione per accogliere
Rifugiati. Come accogliere i migranti: i venti punti di papa Francesco
Trattative difficili per un patto che in diversi non vogliono
Il cammino del Global migration compact è stato da subito costellato da difficoltà. I primi a ritirarsi furono, quasi esattamente un anno fa, il 3 dicembre 2017, gli Stati Uniti di Donald Trump, annunciando all'Onu che non avrebbero aderito al Global Compact for Migration. Allora non erano ancora conclusi i negoziati dell'accordo "per una migrazione sicura, ordinata e regolare" che erano stati avviati, in un'altra era politica a Washington, anche per iniziativa di Barack Obama.
Il 13 luglio scorso, dopo mesi di negoziati, l'Assemblea Generale ha approvato il testo finale con 192 voti: allora, oltre a Washington, solo l'Ungheria di Vitkor Orban si era schierata contro l'accordo definito "una minaccia al mondo dal momento che potrebbe ispirare milioni di migranti", come disse il ministro degli Esteri Peter Szijjarto.
A settembre Trump ha poi ribadito dal podio dell'Assemblea Generale la sua opposizione. "La migrazione non dovrebbe essere governata da un organismo internazionale non controllato dai nostri cittadini", ha detto. Con l'avvicinarsi alla data dell'appuntamento a Marrakech, dove il 10 ed 11 dicembre si firmerà l'accordo che non è vincolante, sono cominciati i ripensamenti e gli annunci di defezioni dal vertice.
La lista si allunga di giorno in giorno, anche con diversi paesi della Ue, in particolare del cosiddetto gruppo Visegrad: Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Polonia, e poi Austria, Bulgaria, Croazia, Israele e Australia. La Svizzera poi ha annunciato che non andrà al vertice in attesa di un pronunciamento del Parlamento sul Global Compact.
In Estonia addirittura si è rischiata la crisi di governo, a pochi mesi dalle elezioni politiche di marzo, dopo che una delle formazioni che regge la coalizione ha dichiarato l'opposizione al Global Pact. Chiamato in causa, il Parlamento ha comunque confermato l'adesione di Tallinn all'accordo. Anche se il governo, comunque, non invierà nessuno a Marrakech a sostenerlo.
ECCO IN COSA CONSISTE IL GLOBAL MIGRATION COMPACT: LEGGI LA SCHEDA