Meeting. «Io, le patatine fritte e Madre Teresa... »
Alessandro Zaccuri, inviato a Riminigiovedì 25 agosto 2016
La carità, la visione mistica e una porzione troppo abbondante di patatine fritte. «Era il ’96 – racconta padre Brian Kolodiejchuk in questa intervista ad Avvenire –. Viaggiavamo su un furgoncino dal Messico alla California. Io guidavo, Madre Teresa sedeva al mio fianco. Avevamo comprato qualcosa a un fast food lungo la strada, più che altro per permettere a lei e al nostro fondatore, padre Joseph Langford, di assumere i medicinali a stomaco pieno. A un certo punto Madre Teresa mi allungò il suo cartoccio di patatine. 'Ne vuoi ancora?', mi chiese. Un gesto assolutamente semplice, familiare. La sollecitudine di una madre verso un figlio. So che può sembrare strano, ma fra tanti ricordi questo è uno dei più cari per me». La santità è cosa di tutti i giorni e, anche se la cerimonia di canonizzazione è sempre più vicina, padre Kolodiejchuk non rinuncia a parlare di Madre Teresa di Calcutta in una dimensione di assoluta quotidianità. Del resto, è uno dei pochi che può permetterselo: entrato nel 1977 nei Padri missionari della Carità (il ramo sacerdotale dell’istituto fondato dalla religiosa di origine albanese), è il postulatore della causa che culminerà nella solenne proclamazione di domenica 4 settembre in San Pietro, in occasione del Giubileo degli operatori e dei volontari della misericordia. «Il giorno dopo, 5 settembre, è il dies natalis di Madre Teresa, il giorno della sua nascita al Cielo – sottolinea – . Ci piace molto pensare che un momento tanto solenne, come questo della canonizzazione, cada a ridosso della festa della nuova santa. E all’inizio della settimana, per di più. Per noi è un altro segno di continuità, di normalità nella chiamata». 'Madre Teresa, una santa del nostro tempo' è il titolo dell’incontro finale del Meeting, che alla stessa Madre Teresa ha dedicato una delle sue mostre di maggior richiamo. Oggi alle 17 nell’Auditorum Intesa San Paolo, sotto il coordinamento di Marina Ricci prenderanno la parola, oltre a padre Kolodiejchuk, la missionaria della Carità suor Serena e i coniugi Andrino, Marcilio Haddad e Fernada Rocha. «Marcilio – ricorda il postulatore – ha ricevuto nel 2008 il miracolo rivelatosi decisivo per la canonizzazione. La sua situazione neurologia era compromessa da un’idrocefalia provocata da numerosi ascessi cerebrali di origine batterica. Era ormai in coma e i medici stavano valutando un intervento d’urgenza, che lasciava comunque pochissime speranze. Il chirurgo era uscito dalla sala operatoria per cercare l’endocrinologo che avrebbe dovuto approvare l’anestesia. Mezz’ora dopo, al suo rientro, trovò Marcilio sveglio, vigile e non più sofferente. Anche la Tac, eseguita immediatamente, confermò una guarigione del tutto inspiegabile». Amata e ammirata già in vita per la sua infaticabile azione a favore dei più poveri ed emarginati, negli ultimi anni Madre Teresa è sempre più apprezzata e studiata per la profondità della sua lezione spirituale. «Alcuni esperti – sottolinea padre Kolodiejchuk – la ritengono una delle maggiori mistiche che la Chiesa abbia mai avuto». Una rivalutazione che poggia in gran parte sugli scritti inediti raccolti dallo stesso postulatore in Sii la mia luce (2007), un libro nel quale la santa ammette l’esperienza terribile del silenzio di Dio. «Ma c’è anche la rivelazione del voto privato pronunciato in segreto nel 1942 – avverte il postulatore –, con il quale Madre Teresa si impegna a non rifiuta- re mai nulla a Gesù. Ed è proprio a questa promessa che il Signore si riferisce con insistenza nel dialogo mistico che si svolge a partire dal 10 settembre 1946, quello che Madre Teresa indicava genericamente come 'giorno di ispirazione'. Adesso sappiamo che si è trattato di qualcosa di più grande e misterioso. La voce che la santa ascoltava non era quella della sua mente in meditazione. Era Cristo che si rivolgeva direttamente a lei, chiedendole di non rifiutargli nulla». Questo carisma è ancora presente nella congregazione. «Subito dopo l’uccisione di quattro consorelle ad Aden nel marzo scorso, molte missionarie della Carità si sono dichiarate disponibili a prendere il loro posto per non abbandonare quel popolo – dice padre Kolodiejchuk –. La casa in cui è avvenuta la strage è chiusa per disposizione delle autorità locali, che hanno preso una decisione analoga per un’altra struttura. Al momento in Yemen restano aperte altre due case e le nostre suore sono pronte a non rifiutare nulla, come Madre Teresa ci ha insegnato». Tra i diversi Paesi in cui le missionarie della Carità sono presenti spicca l’Albania, la terra d’origine della santa. «Le ferite lasciate da quasi mezzo secolo di ateismo di Stato non sono ancora rimarginate – afferma padre Kolodiejchuk –, ma la situazione sta lentamente migliorando. Una quindicina di anni fa, quando ho visitato quelle zone per la prima volta, sono rimasto colpito dalla fama di santità che ancora circondava il ricordo della madre della nostra fondatrice, Drane. Sono persuaso che la sua figura e il suo esempio siano stati fondamentali per la formazione di Madre Teresa. Pensi che spesso i figli trovavano a tavola ospiti sconosciuti e, se chiedevano chi fossero quelle persone, Drane immancabilmente rispondeva che si trattava di parenti. In realtà erano poveri che lei non voleva mortificare. Non era una bugia, però, e la vita di Madre Teresa lo ha dimostrato: gli ultimi sono la nostra vera famiglia».