La dura opposizione che la sinistra del Pd ha scatenato al Senato contro l’Italicum ha avuto come immediato contraccolpo il riavvicinamento del premier a Silvio Berlusconi. Il quale si sta da tempo comportando con estrema disponibilità nei confronti di Matteo Renzi, accettando modifiche all’Italicum a lui non particolarmente congeniali, come l’abbassamento delle soglie e il premio di maggioranza alla lista. In questi ultimi giorni, l’ex Cavaliere – che ha riallacciato i rapporti con Alfano e Casini – sembra uscito dall’angolo degli ultimi mesi e inevitabilmente questo suo ruolo ritrovato peserà nella scelta del Quirinale più di quanto Renzi non pensasse e sperasse solo qualche giorno fa. L’addio prematuro della minoranza del Pd, con il suo eventuale passaggio all’opposizione, potrebbe anche modificare i piani di Renzi sul governo e sulla legislatura. Molte voci accreditano la richiesta sempre più pressante del cerchio berlusconiano di far parte della maggioranza e del governo Renzi. Un’ipotesi che diventa sempre più concreta se i senatori di Forza Italia rimasti fedeli a Berlusconi oltre che a sostenere l’Itali-cum al Senato dovessero essere chiamati a salvare il governo Renzi, privo dei voti della sinistra Pd che in Senato possono risultare decisivi. Certo, il presidente del Consiglio ha sempre detto che le riforme si fanno insieme a Forza Italia, ma il governo no. Ma, alla prova dei fatti, bisognerà vedere a chi converrebbe portare il Paese alle elezioni anticipate. Di sicuro, grazie alla nuova legge elettorale, sia Renzi che Berlusconi potrebbero ridurre notevolmente il peso dei dissidenti all’interno dei gruppo parlamentari. Per questo diventa vitale per entrambi la sua approvazione. La partita tra legge elettorale, Quirinale e governo nello spazio di una settimana si è complicata notevolmente.