Attualità

Il caso dei commissari a metà. Gli sfruttati, i caporali e quei sindaci lasciati soli

Antonio Maria Mira mercoledì 12 settembre 2018

«È un passo indietro. È l’ennesima delusione per la mancanza di attenzione per il mio paese. Non è un segnale tranquillizzante». «Davvero questa vicenda del commissario non è un buon segnale. Ed è l’ennesima dimostrazione di disattenzione nei nostri confronti». Usano quasi le stesse parole Andrea Tripodi e Dimitri Russo, sindaci di San Ferdinando e Castel Volturno, per commentare la decisione del governo di non confermare i commissari straordinari per l’emergenza immigrazione e la lotta al caporalato, trasferendo l’incarico ai prefetti di Reggio Calabria e Caserta.

«Avere un commissario dedicato significava averlo a tempo pieno – spiega il primo cittadino della cittadina campana –. Ora lo abbiamo neanche a tempo parziale. Ci affidiamo alla sensibilità del prefetto che ben conosciamo, però oggettivamente il tempo che potrà dedicare sarà poco e oltretutto non ha neanche il personale». E ricorda come il commissario Cappetta «si era attivato riuscendo a trovare 22 milioni di euro, e non è stato facile. Oltretutto il 90% dalla Regione Campania».

Non meno chiaro è il sindaco del centro calabrese sede della famosa tendopoli/baraccopoli. «Aveva un’importanza simbolica il fatto che ci fosse un commissario, come il prefetto Polichetti, che con impegno ci poteva permettere di trovare nuove soluzioni. L’attuale scelta testimonia un’inversione di tendenza, la sottovalutazione di un fenomeno che stiamo cercando di governare avviando anche un processo di inclusione o almeno di incontro. Stiamo garantendo un rapporto pacifico e privo di tensioni mentre il nuovo governo magari si augura che ci siano problemi ma non si rende conto che noi siamo già in affanno e che ora aumenterà ancora di più». Dunque, insiste Tripodi, «sarebbe importante che i nostri governanti smettessero di parlare con parole becere e cattive nei confronti di questi sventurati. Non contribuisce alla crescita umana delle nostre popolazioni. Anche qui ci sono razzisti e indifferenti, ma ci sono anche tante persone disponibili a capire e anche a fare qualcosa di positivo».

E poi, è il suo appello, «dobbiamo poter contare sulla certezza dei finanziamenti. Se ci fosse una politica di sostegno e di incoraggiamento, si potrebbero fare moltissime cose, anche coi grandi numeri. Cercando altri percorsi per poterli alloggiare, perché nel momento in cui si sgretolano le diffidenze poi sarebbe anche più facile sistemarli nelle case. Ecco perché bisogna lavorare con equilibrio, pazienza e intelligenza. Invece anche quest’anno avremo la baraccopoli». E di fondi parla anche Russo. «Dovremmo avere 5 milioni di euro all’anno come compensazione sociale, come per le discariche. Quando un Comune apre una discarica e accoglie tutti i rifiuti della provincia ti riconoscono un ristoro ambientale. Noi siamo la discarica sociale di tutta la Campania e abbiamo bisogno di un ristoro sociale. Qualcuno ce li deve dare perché sono risorse sottratte al nostro bilancio: 5 milioni su un bilancio di 20».

E quello che il 19 andrà a spiegare al Viminale. «Bisogna continuare a investire per riqualificare il tessuto urbano e ambientale per far sì che le seconde case che oggi sono un ricettacolo di disperati sia africani che italiani, acquistino un po’ di valore, che ci sia un po’ di interesse a tornare qua, magari a fare la vacanza. E quindi ci potrebbe essere una più equa presenza di migranti. Se invece lo vogliono fare in modo coatto ridistribuendo i migranti negli altri comuni della provincia ricordo che io non ne posso avere più del resto della Regione. In base all’accordo tra Anci e ministero ne dovrei avere 62, invece ne ho 20mila». Eppure, afferma, «anche se Castel Volturno è lo sfogo di tutte le emergenze campane per fortuna non succede nulla. Se gli stessi numeri li mettessimo in altri territori sarebbe guerra civile. Ma non sarà sempre così ». Un motivo in più per non abbassare l’attenzione.