Tutti da Ilda Boccassini, alle sette di sera. Ci sono Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Li guida il procuratore capo Bruti Liberati dal quale i due pm erano scesi a sintetizzare le 13 ore in interrogatori: quattro con Sergio Cattozzo, nove con il costruttore vicentino Enrico Maltauro. Evidente la generale soddisfazione. L’imprenditore veneto ha confermato pienamente la disponibilità annunciata nell’interrogatorio di garanzia. Ha ripetuto che non poteva sfuggire al meccanicismo, che impone di pagare per ogni appalto, pena l’esclusine dal giro e dai lavori. Tutto tradotto dai magistrati in un laconico: «Ha confermato l’impianto accusatorio; ha spiegato come funziona il sistema». Perciò è stata scelta la secretazione del verbale, «una evidente necessità», condivisa anche dal difensore Giovanni Dedola. Questo é solo il primo di una tornata di interrogatori. In quelli successivi, a cominciare dalla settimana prossima, dovranno essere messi a fuoco tanti particolari, i riscontri con i coimputati, Gianstefano Frigerio, Primo Greganti, Luigi Grillo Primo Greganti, che non potranno o non vorranno avvalersi sempre della facoltà di non rispondere. Serviranno anche a completare altri 'scenari', a disegnare i rapporti con i politici, i tanti che abbondano nelle 'informative'. A definire, infine, chi siano gli altri imprenditori entrati nel sistema, già emersi nelle indagini, che la Guardia di Finanza nel frattempo completa. L’interrogatorio di Maltauro, cha ha parlato di tangenti di 1,2milioni, ha avuto già un primo riscontro con quello di Sergio Catozzo. Che, nelle quattro ore di domanda e risposta è passato dal definirsi un «lobbista all’americana», a essere uno che «di mestiere faceva il mediatore ». Professione per la quale sotto la voce «consulente» era stato «assunto» da Maltauro a 150mila euro l’anno. La prima conclusione evidente è che la cosiddetta «cupola», l’associazione a delinquere e già spaccata nettamente a metà. A Maltauro e Cattozzo, la previsione è facile, si aggiungerà Angelo Paris, ormai ex responsabile dell’ufficio contratti Expo che non ha esitato prima a mettersi a totale disposizione per ottenere, con le protezioni politiche, il posto di amministratore delegato di Infrastrutture lombarde, lasciato vacante dal coimputato Antonio Rognoni. Riesplode intanto la polemica nella magistratura milanese tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo, col secondo che accusa il primo di aver «detto il falso». Con una nota inviata al Csm, Robledo ha risposto alle accuse mossegli da Bruti Liberati di avere determinato «un reiterato intralcio alle indagini» sull’Expo. Per il procuratore aggiunto l’episodio del «doppio pedinamento» di cui aveva parlato Bruti non è mai avvenuto e, a sostegno della sua tesi, ha fornito una prova documentale all’organo di autogoverno della magistratura. Robledo ha chiesto poi di essere sentito dal Csm. Infine, torna in scena Primo Greganti, che ha annunciato un «memoriale» per difendersi dalle accuse che l’hanno portato nel carcere di Opera. Un memoriale, spiega il suo legale Roberto Macchia, «che sarà depositato prima o in contemporanea con l’interrogatorio» davanti ai pm la cui data non è stata ancora fissata.