Solidarietà. Gli amici a quattro zampe che aiutano i disabili a «rialzarsi»
Studenti tutti in piedi attoniti, per prendere contatto con un mondo che non conoscevano. La solidarietà a quattro zampe, l’interazione positiva fra uomo e animali, opportunamente addestrati, che vengono in aiuto a portatori di disabili gravi. Accade di mattina in una sede prestigiosa come la protomoteca del Campidoglio. Alessandra, Lina, Silvia, Brandon raccontano la loro storia di ragazzi che, all'improvviso – per incidente o per malattia – hanno dovuto concepire la loro vita con tutte le limitazioni che l’uso di una carrozzella comporta, ed eccoli entrare in azione, gli amici a quattro zampe, per aiutare a portare un trolley, per prendere e riporre il telefono che squilla, o il telecomando dal cassetto (magari fossero così ordinati gli esseri umani), e diventano addirittura capaci di mettere in azione la lavatrice.
A patrocinare la manifestazione il Comune di Roma, con l’intervento della vicesindaca Maria Teresa Zotta, che segnala un importante problema: la legislazione troppo restrittiva sull’accesso degli animali nei luoghi di lavoro e nei luoghi pubblici non figurando, questi animali – dal punto di vista dell’inquadramento burocratico – nello stretto elenco dei “cani guida”. Tema che era stato affacciato per primo da Andrea Venuto, disability manager del Campidoglio, che la sindaca Virginia Raggi ha voluto in quel ruolo, essendo grande esperto delle problematiche della disabilità che vive in prima persona.
La manifestazione racconta della splendida collaborazione nata fra l’ospedale Montecatone di Imola, che si occupa di cura delle disabilità gravi (e qui rappresentato dal presidente della Fondazione Marco Gasparri) e l’associazione ChiaraMilla, che si occupa di Pet therapy, letteralmente terapia dell’animale da affezione. Ben nota è la potenzialità che gli animali hanno, nel loro rapporto con i pazienti, di stimolare la produzione l’ossioticina, detto anche l’ormone dell’amore, o della fiducia, entrambi favoriti dal positivo e intenso rapporto fra paziente e animale.
Ma qui si va anche oltre, l’animale diventa l’amico “h 24” che affianca l’azione dell’uomo ed è in grado di invocarla, quando accade che il disabile chieda aiuto. Questa bella storia di interazione fra uomo e animale (in cui i cani vengono in aiuto alla solidarietà dell’uomo, opportunamente addestrati, non certo in sostituzione di essa) è raccontata nel libro "La sedia di Lulù" (Itaca Edizioni) scritto a quattro mani da Marica Casciani (di ChiaraMilla) e Alessandra Santandrea, una disabile costretta su una sedia a rotelle da un incidente d’auto nel settembre del 2002, che anche grazie a questa particolare terapia ha trovato la forza di “rialzarsi”, sia pur costretta, ancora, su una sedia a rotelle.
Un libro che – portato in giro in tutta Italia, ha dato luogo anche a un evento teatrale, e che presto diventerà anche un film – che ha consentito di far conoscere a tanti altri questa possibilità. L’ultimo ad entrare in questo mondo è stato Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore veneto costretto su una sedia a rotelle dopo essere stato ferito lo scorso 3 febbraio per errore, che ha ricevuto dall'associazione “Il mio labrador” un cagnolino per assistenza disabili che ora viene addestrato per potergli essere di aiuto. Sorride Alessandra, mentre mostra la sua Lulù che è in grado di portarle il trolley, o di entrare in azione quando il telefono squilla. come tutti i ragazzi possono vedere. Sorride anche Lina, che racconta la sua storia struggente con il suo Flo, che dopo averla assistita per anni ha avuto bisogno a sua volta di cure, per una malformazione cardiaca, e così la sua amica tetraplegica ha finito per restituirle l’aiuto, nella fase di convalescenza dopo le operazioni.
E sorride anche Brandon, che a 13 anni ha visto diventare «prepotente» una malattia rara invalidante, e si è visto assegnare Grace: ora fa ora tenerezza vederli insieme, nelle immagini sullo schermo, 50 chili lui e 48 lei, ormai cresciuta. Eppure le loro vite difficili valgono la pena di essere vissute, il messaggio è andato dritto al cuore dei ragazzi: avessero avuto un telefonino a disposizione avrebbero filmato tutto, ma qualcosa di importante si sono portati lo stesso a casa, nel loro cuore.