Attualità

Intervista. Contaldo (RnS): «Partecipazione diretta per leggere i segni dei tempi»

Angelo Picariello domenica 6 ottobre 2024

Giuseppe Contaldo, presidente del Rinnovamento nello Spirito

«A Trieste si son visti i frutti del cammino sinodale», dice Giuseppe Contaldo, presidente, dal marzo scorso, del Rinnovamento nello Spirito.«Si è percepito un clima nuovo , che ora va portato anche livello locale, dando vita a spazi pubblici di partecipazione diretta dei cittadini».

Che esperienza è stata, Trieste, nei rapporti fra le diverse realtà ecclesiali?

In primo luogo è stata un’esperienza di popolo di Dio. Ci siamo ritrovati, ognuno con il proprio carisma, a rispondere all’appello del Santo Padre contenuto nella Fratelli tutti. Dalla Settimana Sociale è scaturito un impegno comune a rimettere al centro la persona nel suo rapporto originale e con Dio, in una società che vede l’uomo sempre più solo, nonostante le enormi potenzialità delle nuove tecnologie. Ma nuovo è stato, come dicevo, anche il clima. Le realtà ecclesiali stanno imparando sempre più ad ascoltare ed ascoltarsi, il Cammino Sinodale ha innescato processi di dialogo profondo tra le persone: processi che, se saranno presi sul serio, potranno portare frutti duraturi per la vita della Chiesa a partire dai territori.

Questo clima, questa modalità di lavoro comune può essere replicata a livello locale e diocesano per essere segno di unità in un mondo che appare sempre più smarrito?

La Settimana Sociale ha posto il suo sguardo verso un cammino che equivale a leggere e interpretare i “segni dei tempi”. E questo è il momento di comprendere nuovi orizzonti per l’avvenire. È kairòs, tempo propizio e opportuno che interpella la nostra vita personale e pubblica, la nostra comunità ecclesiale e ci spinge a riconsiderare priorità, orizzonti, valori, certezze. È cammino di ascolto e dialogo, discernimento, partecipazione e missione. È un compito, una sfida ma è, soprattutto, una missione e, ancor più, un percorso di fraternità e amicizia sociale.

Quali piste operative vede come prioritarie, irrinunciabili?

Fondamentale è proprio il ricominciare, partecipare, tutelare, educare, dialogare, sperare, comunicare, curare, accogliere.

Venendo ai singoli temi, un vero sostegno alla natalità e alla famiglia stenta a farsi strada. Ma non occorre essere cattolici per capire che in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa.

In un’Italia dove l’età media è di 47 anni, in un’Europa che da “Vecchio continente” sta diventando sempre più un “continente vecchio”, in un mondo dove armi e anticoncezionali sono gli investimenti che danno più reddito, dove le madri sono costrette a scegliere tra lavoro e figli, urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine a favore della famiglia, oltre che un impegno maggiore da parte di tutti i governi. Il problema del nostro mondo non sono i bambini che nascono: sono l’egoismo, il consumismo e l’individualismo, che rendono le persone sazie, sole e infelici. Servono decisioni lungimiranti così da seminare oggi, affinché i figli possano raccogliere domani. E c’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti per promuovere una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale.

Sulla pace non si riesce ad andare oltre ai buoni propositi, a volte sembrano mancare anche quelli. Ma anche questo è un pericolo imminente per il futuro di tutti noi...

La pace può essere assicurata solo dal desiderio e dalla volontà presente nell’animo dei popoli. La pace è una questione di educazione e nessuno sa quale forma prenderà. Unioni federali, unioni economiche, gli Stati Uniti d’Europa e varie altre proposte sono già sul tappeto, ma occorre una seria trasformazione nel senso di una più intima reciproca comprensione, di un superamento di pregiudizi nazionali e la capacità di guardare con gli occhi degli altri, in amichevole simpatia. Tale formazione dell’amicizia non ha precedenti all’infuori della fraternità, ma se questo caos di guerra, pure senza precedenti, deve essere risolto con una pace, misure altrettanto senza precedenti volte a tale scopo non sono soltanto giustificabili, ma essenziali. L’odio, che nasce dalla guerra, e i sentimenti di rivincita saranno naturalmente le erbacce che ingombreranno il sentiero di molti persone.

L’impegno politico può vedere un protagonismo comune nuovo, senza farsi bloccare dalla militanza in schieramenti diversi?

Una cittadinanza attiva e la partecipazione diretta dei cittadini alla politica sono espressione di una democrazia viva. I cittadini chiedono di partecipare per impegnarsi pro o contro una misura o un progetto di interesse pubblico, che riguarda tutta la comunità. Se si intende passare dalle dichiarazioni formali alla pratica reale c’è bisogno di metodi applicabili, appropriati all’obiettivo della partecipazione diretta dei cittadini. Oltre ai luoghi classici della politica rappresentativa, emerge sempre più forte il bisogno di “spazio pubblico” in cui si incontrano a pari livello cittadini, funzionari, tecnici e politici: con questa modalità fra i cittadini cresce la motivazione a impegnarsi per trovare soluzioni condivise e ad assumersi anche personalmente delle responsabilità.

Sul tema migranti che divide tanto la politica qual è il compito dei cattolici?

Il processo migratorio che attraversa l’Italia da più di vent’anni coinvolge ormai tutta la società italiana e, in particolare, le parrocchie e gli altri contesti ecclesiali, chiamati ad accogliere in nome del Vangelo con la testimonianza delle opere.