Attualità

LA DIFESA DELLA VITA. Giuristi: «Il caso Eluana va riconsiderato»

Paolo Viana sabato 3 gennaio 2009
La sentenza della Cassazione? «Abnorme». La decisione della Corte Costituzionale che ha rifiutato di esprimersi sul conflitto tra magistratura e potere legislativo? «Pilatesca». Da tempo l’ex presidente della Consulta, Antonio Baldassarre è convinto che dando il via libera al decreto che permette di sospendere l’alimentazione a Eluana Englaro, la Suprema Corte abbia sdoganato l’eutanasia in Italia. Una decisione che starebbe portando il nostro ordinamento giuridico fuori dall’equilibrio costituzionale: «È aberrante nella procedura e nel merito. I giudici dovrebbero limitarsi ad applicare il diritto, mentre in questo caso si sono mossi in modo creativo, andando oltre il concetto di cura previsto dalla Costituzione. La nostra carta non prevede alcun diritto al suicidio assistito. Non lo prevede l’articolo 32, che, semmai, fa riferimento al trattamento medico obbligatorio - spiega - e un giudizio della Corte non potrebbe non tenerne conto». Le recenti rivelazioni circa la capacità di Eluana di deglutire fanno dire anche a Baldassarre che «non si deve considerare il famoso sondino nasogastrico alla stregua di una terapia: la signorina Englaro si trova nella stessa condizione di qualsiasi malato che non possa alimentarsi temporaneamente e interrompere l’alimentazione ad Eluana aprirebbe prospettive preoccupanti per tutti». Il mondo giuridico, insomma, continua a ragionare sulle novità cliniche emerse nelle ultime settimane, che modificano lo scenario in base al quale i giudici della Corte d’Appello hanno autorizzato Beppino Englaro a togliere cibo e acqua alla figlia in stato vegetativo. Per l’ex presidente della Corte Costituzionale se si arrivasse veramente a un’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione della ragazza, il medico «potrebbe fare obiezione di coscienza e impugnare la legittimità del decreto, promuovendo un giudizio affinché sia sollevata la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta». Per Alberto Gambino, docente di diritto privato all’Università europea di Roma, il magistrato ha comunque «il dovere di considerare se continuino ad esistere i presupposti su cui è stato emanato il decreto». Peraltro può essere revocata la tutela per inadempienza, sottolinea, «se si verifica che il tutore non prende in considerazione tutte le possibilità di alimentare la paziente che sono state accertate». In altre parole, se Eluana può essere nutrita e dissetata anche senza sondino, l’autorizzazione a staccarlo non esime nessuno dal continuare a somministrare cibo e acqua alla paziente: «Se si accerta che la paziente può essere alimentata senza sondino cade ogni presupposto, peraltro presunto, che si tratti di una terapia», argomenta il giurista, il quale contesta anche che «il decreto sia immediatamente esecutivo, in quanto si tratta piuttosto di un’autorizzazione la cui attuazione è lasciata al tutore». È d’accordo Massimo Vari, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale: «La notizia che Eluana conserverebbe una sia pure minima autosufficienza nella capacità di alimentarsi, potrebbe, se confermata, rimettere in discussione le procedure indicate dalle sentenze che si sono occupate del caso». I giudici, annota, devono «interpretare le leggi con lo sguardo attento alla Costituzione, questo senza dimenticare che la nostra è una Costituzione per la vita e non per la morte». Per il giurista, le decisioni dei giudici sul caso Eluana sarebbero «sommamente discutibili alla luce dei principi costituzionali» e la stessa «volontà di Eluana» ricostruita attraverso alcune testimonianze costituirebbe un presupposto estremamente fragile per autorizzare l’interruzione della sua vita: «I giudici, nella loro improbabile ricostruzione - spiega infatti Vari ­non si sono minimamente posti il dubbio che, in tanti anni, l’interessata potrebbe avere cambiato idea ma per il nostro codice civile, neppure le disposizioni testamentarie di carattere patrimoniale possono mai considerarsi irretrattabili. Diceva l’antico brocardo: ambulatoria est humana voluntas, usque ad extremum vitae exitum». Di fronte a questi dubbi, aggiunge, «l’unica iniziativa veramente meritoria appare quella del Ministro del Welfare che, agendo a tutela di valori assoluti e intangibili, la cui difesa spetta in primo luogo allo Stato, ha ricordato a tutti, e in particolare alle strutture sanitarie, che le persone in difficoltà, anche quelle in stato vegetativo, hanno il diritto di essere alimentate e, quindi, di essere aiutate a sopravvivere».