Storie d'integrazione. Dodici bambini rom saranno battezzati a Giuliano
Dallo sgombero e dall'emarginazione all'ingresso nella comunità parrocchiale. Domani dodici bambini e ragazzi rom saranno battezzati nella parrocchia di San Pio X a Giugliano, grosso, 120mila abitanti, e disordinato centro a nord di Napoli. Fanno parte del gruppo di 450 rom bosniaci, settanta famiglie, in Italia da più di trenta anni, moltissimi nati nel nostro Paese e con documenti italiani. Sgomberati il 10 maggio dal campo in cui vivevano da tre anni. Il sesto sgombero in venti anni per questa comunità composta per il 60 per cento da minori.
La loro storia, il loro peregrinare tra industrie, discariche, svincoli, lo abbiamo raccontato tante volte, sperando di svegliare chi deve intervenire per trovare finalmente una sistemazione stabile e degna. Invano. Da sette mesi sono sempre in una fabbrica abbandonata, vicino allo svincolo di un asse stradale trafficatissimo, tra macerie, fango, capannoni sfondati e casupole diroccate, rifiuti e amianto, senza acqua nè luce. Baracche e roulotte. Vicino a loro, fin dal primo giorno, i volontari della parrocchia e della Caritas della diocesi di Aversa.
"Ormai si è creata una bella amicizia tra il campo e la parrocchia", sottolinea il parroco don Francesco Riccio, che è anche responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi e conduce una trasmissione di approfondimento religioso e sociale suTele Club Italia. "Le famiglie rom - aggiunge il sacerdote - frequentano la parrocchia, vengono a messa, i bambini hanno partecipato al grest, e alcuni adolescenti sono venuti con noi al campo di Azione Cattolica sul monte Faito. Sono integrati nella comunità". Ma c'era qualcosa che mancava. "Me lo hanno detto proprio loro: "Don Francesco vogliamo essere come gli altri, essere battezzati e poi fare la Comunione"".
Famiglie molto religiose. Ogni giorno portano fiori a una statua della Madonna non lontana dal campo. E così domenica, dopo un cammino di preparazione, saranno in dodici ad essere accolti col Battesimo nella comunità della Chiesa di Giugliano, città che, bella coincidenza, ha come compatrona la Madonna della Pace, chiamata "zingarella" per il colore scuro del viso.
Zingarella, come Ginevra, la più piccola tra i battezzati, appena otto mesi. Dopo lo sgombero aveva dormito per giorni in auto. Aveva pochi giorni, ma per lei c'era solo una "casa" di lamiere. La ricordiamo bene mentre veniva protetta dalla giovane mamma che la stringeva tra le coperte portate dai parrocchiani. E anche la culla dove dorme ora in una baracca è un regalo dei parrocchiani. Alcuni di loro saranno padrini dei bambini e dei ragazzi, e altri hanno regalato i vestiti per la festa. E davvero sarà una festa per tutta la comunità. "Tutti gli anni - ricorda il parroco - la sera prima di Natale facciamo la festa parrocchiale, quest'anno sarà dedicata a festeggiare i battezzati".
Ma don Francesco non tacerà. "Dall'altare denuncerò ancora una volta la loro drammatica e intollerabile condizione. E farò un nuovo appello perchè possano avere una casa". L'assurdo, come abbiamo scritto più volte, è che il comune ha a disposizione dei fondi europei, destinati proprio alle soluzioni per chiudere i campi, come contributi per pagare i primi mesi di affitto. Ma nessuno vuole affittare ai rom. Solo porte chiuse. "Per loro non c'è posto", riflette amaramente il parroco.