Si alza il tono dello scontro tra la maggioranza e la magistratura. Ieri con un uno-due al fulmicotone sono arrivate le repliche di due tra le più alte cariche di garanzia: il presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, con il quale ha polemizzato il ministro della Giustizia Angelino Alfano.De Siervo nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio anno alla Consulta, ha dapprima definito «denigratorio e offensivo» verso i 15 giudici della Corte, sostenere in modo reiterato che essi «giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche». Una frase che rimanda la memoria alle passate esternazioni di Berlusconi sui giudici di sinistra che dovevano decidere sul Lodo Alfano. Parole che però assumono un sapore di attualità il giorno dopo l’ennesimo attacco del premier alla magistratura «eversiva». E sembrano una risposta a tutto tondo all’attacco del Pdl alle toghe che formano un’«avanguardia rivoluzionaria» le successive parole del costituzionalista da poco insediatosi all guida del consesso di garanzia di conformità delle leggi: «Di bolscevichi qui non c’è nessuno», ha risposto. «Molti di noi erano assai moderati e ora ci troviamo ribattezzati», l’analisi.Di carattere più generale - e più diretta - la difesa dell’ordine giudiziario fatta da Vietti, che tra l’altro ha constatato l’assenza di un clima favorevole a riforme in tema di giustizia. «Mi vedo costretto ancora una volta a ribadire che la magistratura non coltiva "finalità eversive", ma svolge una funzione silenziosa di applicazione delle regole», ha sottolineato in un passaggio del suo intervento alla commemorazione del predecessore Vittorio Bachelet (ucciso dalle Br il 12 febbraio del 1980). Le «vere finalità eversive» erano dei terroristi e per esservisi opposti i magistrati di allora pagarono «un alto tributo di sangue». Non è, però, uscito soddisfatto da Palazzo dei Marescialli il Guardasigilli Alfano, che ha commentato così: «Ho sentito tante parole su Berlusconi, senza mai citarlo, e poche sui terroristi che uccisero Bachelet». «Gli farò avere il testo», la fredda replica del numero due dell’organo di autogoverno delle toghe, che nega di aver risposto a qualcuno, ma solo di aver ribadito un principio. A De Siervo, invece, ha risposto il ministro degli Esteri Franco Frattini che, dichiarando rispetto per la Corte, rivendica «il diritto di criticare politicamente decisioni che si prestano a critiche».E meno male che il numero uno della Consulta si è sottratto alle domande sul caso Ruby (e su argomenti quali processo breve e intercettazioni), limitandosi a dire che sull’eventuale sollevazione di un conflitto di poteri la Corte avrà bisogno «di mesi» per decidere. Intanto l’invito, rivolto soprattutto ai media, è stato a svelenire il clima.