Marino prende tempo, Renzi va di fretta. Il sindaco rinvia a lunedì la presentazione ufficiale delle sue dimissioni, il premier invece spinge perché la partita si chiuda subito e ci siano giorni a sufficienza per prendere le redini del Giubileo. «Se lui ci fa perdere tempo e ci fa arrivare a inizio novembre – spiega il premier in serata – dobbiamo nominare subito un Commissario ad acta con pieni poteri sugli appalti del Giubileo, sul modello-Expo (a Milano questo compito è stato rivestito dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone,
ndr). Non possiamo immaginare che per 20 giorni siano fermi lavori e bandi, e poi trovarci a dover fare tutto in un mese». Una contromossa che da un lato si renderebbe necessaria per vincere quella 'guerriglia' tra assessori del Campidoglio che rallenta la predisposizione delle gare d’appalto, dall’altro eviterebbe di mettersi alla finestra ad aspettare le decisioni dell’ex chirurgo. Non è escluso che Renzi inserisca il tema nel Cdm convocato per lunedì. Il prefetto Franco Gabrielli resterebbe come coordinatore del tavolo interistituzionale legato all’Anno Santo, mentre la scelta del commissario straordinario della Capitale, a questo punto, è legata a doppio filo ai tempi che si è preso Marino. La mossa di Marino non è casuale. Dando le dimissioni lunedì, i venti giorni di tempo per 'ripensarci' scadranno il 2 novembre. Ore in più a cui aggrapparsi per innescare una eventuale clamorosa retromarcia del Pd. Anche perché ieri, piuttosto a sorpresa, il gruppo Sel che siede in Campidoglio, attraverso Gianluca Peciola, ha in pratica aperto alla prosecuzione dell’attuale giunta: «Noi vogliamo andare avanti con il programma elettorale» e quindi «è giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità, il rispetto del mandato. Altrimenti può anche confermare le sue dimissioni». Sono così strane queste parole che poco dopo lo stesso Peciola, insieme al segretario romano di Sel Paolo Cento, deve chiarire: «Vogliamo solo che venga in Aula». Ma Renzi dalle colonne dell’Unità stronca ogni speranza: «Non ci sono alternative alle dimissioni». Nel Pd ripensamenti non ce ne sono. In serata il presidente dell’Assemblea dem e commissario del Pd romano, Matteo Orfini, va al Tg1 e in pratica spiega il senso del suo colloquio pomeridiano a Palazzo Chigi con Matteo Renzi: «Ho provato in tutti i modi a dare una mano a Marino, ma negli ultimi mesi si è rotto definitivamente il rapporto di fiducia con la città e con l’ultimo episodio, quello delle spese per le cene, anche con il Pd». Orfini ci tiene a specificare - anche alla luce della presunta minaccia di Marino di fare 'nomi e cognomi' sui lati bui dei suoi mesi al Campidoglio (poi smentita dall’interessato) - che «Mafia capitale è iniziata con Alemanno», che «il Pd lotterà ancora di più contro le mafie». Renzi in questo momento non pensa a chi indicare per il Campidoglio, e sulle primarie si conserva la facoltà di decidere. La testa sta sul Giubileo. L’immediata nomina di un commissario ad acta per gli appalti toglierebbe al premier l’incubo del fallimento. Poi, a inizio novembre, toccherebbe alla nomina del commissario straordinario della città ad opera del prefetto Franco Gabrielli (ieri si è insistito sul pm Alfonso Sabella, attuale assessore alla Legalità). «Finisce l’Expo e inizia un’altra grande opportunità per il Paese, saremo all’altezza. All’Expo nessuno credeva, ma i risultati parlano chiaro», è l’auspicio del premier. Quindi la scelta del candidatosindaco è messa in stand-by, anche alla luce delle reazioni fredde di 'papabile' come Giachetti, Gentiloni e Madia. Allo stesso tempo si osservano le mosse a destra e in M5S e i movimenti dell’imprenditore centrista Alfio Marchini. Ma la vera carta d’accesso di Renzi per realizzare il 'miracolo-Roma' è il Giubileo. Ieri il sottosegretario di Palazzo Chigi Claudio De Vincenti ha comunicato che sono stati messi a disposizione i 30 milioni promessi dal governo. È un segnale. «Arriveranno altri fondi in legge di stabilità», dicono fonti di governo. Il premier è convinto che la capitale non sia persa.