Sant'Egidio. Giovani in campo per la pace
Lo scenario unico di Piazza San Marco a Venezia. La parola "pace" scritta in lingue diverse che campeggia sui cartelli sollevati da un migliaio di studenti delle scuole superiori e universitari provenienti da 13 paesi europei. È l'immagine del flash mob che ha coronato il Meeting dei Giovani per la pace, movimento legato alla Comunità di Sant’Egidio impegnato ogni giorno nel contrasto a ogni forma di marginalità nelle periferie italiane. Tra i ragazzi anche 70 ucraini da Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivsk, che hanno viaggiato in pullman per due giorni per unirsi all'incontro Global Friendship for a Future of Peace (nel cui contesto si è svolto anche l'evento della Comunità).
La tre giorni si è aperta venerdì a Padova con una conferenza di Mario Giro dedicata al tema "Gioventù globale: comprendere il nostro mondo complesso", in cui l'ex viceministro degli Esteri ha invitato a «vedere con il cuore» i conflitti e le situazioni di crisi per «scrivere un atlante di pace» per il nostro tempo. Alla veglia per la pace nella Basilica del Santo il cardinale Matteo Zuppi ha invece parlato della guerra come del «male più grande e terribile, frutto di tanta cattiveria e complicità». Occorre quindi «disarmarsi», perché «la pace dipende da ognuno di noi - ha affermato il Presidente della Cei -. Aboliamo la guerra e le armi dentro di noi e tra di noi. Siamo operatori di pace che la pace la regalano a tutti».
Sabato nell'assemblea plenaria alla Fiera di Padova intitolata è stato Marco Impagliazzo, riprendendo un'immagine usata da Papa
Francesco alla Gmg di Lisbona, a invitare i giovani a «uscire dai labirinti in cui a volte ci si chiude e si vaga senza meta, percorrendo la strada della pace, che ha negli amici, nelle parole e nei poveri dei punti di riferimento chiari. A volte ci sentiamo deboli e impauriti, perché pensiamo di poter navigare nel mare della vita da soli - ha detto il presidente di Sant'Egidio - ma se ci uniamo agli altri e facciamo entrare nel cuore la pace, abbiamo la forza di incontrare tutti e di lottare per la dignità e la liberazione di tanti da ogni povertà e ingiustizia». Forte l'appello a costruire un'Europa accogliente e a non accettare le morti dei migranti nei viaggi nel deserto del Sahara e nel Mediterraneo, arrivato da un'assemblea dove erano presenti numerosi giovani siriani e africani giunti in Italia, Francia e Belgio grazie ai corridoi umanitari. Dopo le parole di Impagliazzo c'è stato spazio anche per le tante testimonianze dei giovani che hanno raccontato il lavoro gratuito accanto ai più fragili e hanno dato voce alle speranze di pace della loro generazione. Tra queste ha emozionato tutti l'intervento di Julia, giovane ucraina rifugiata a Kiev, che ha ringraziato Sant'Egidio per averla aiutata dopo la sua fuga e avergli permesso di unirsi al lavoro della Comunità: «Aiutare gli altri - ha detto - mi fa dimenticare la paura».