Shoah. Di Segni: costretti a rinunciare alla maratona della Memoria
Noemi Di Segni e il sottosegretario Alfredo Mantovano
Salta la maratona prevista per il Giorno della Memoria, fissato quest’anno il 27 gennaio. A darne notizia è stata questa mattina la presidente dell'Unione delle comunità ebraiche Italiane (Ucei), Noemi Di Segni, durante la presentazione, a Palazzo Chigi, delle iniziative per il Giorno della Memoria patrocinate dalla presidenza del Consiglio dei Ministri.
«Quest'anno per motivi di sicurezza non abbiamo potuto organizzare la maratona. E’ importante prendere atto che purtroppo un evento promosso per molti anni e in diverse città non si può fare. Quest'anno ci sembra impossibile poter correre per le strade dell'Italia – ha affermato Di Segni esprimendo un forte disappunto -. Se c'è una situazione dove sono liberi coloro che alzano il braccio per il saluto romano e fanno le manifestazioni, così come lo squadrismo dei centri sociali che sono quasi tutelati da una libertà costituzionale, evidentemente è aberrante che non lo possa fare tutta la cittadinanza per correre liberamente. Il risultato della convivenza è io no e quelli sì», ha aggiunto spiegando che l’idea ea di fare la maratona in Calabria, in due citta.
Di Segni ha messo poi nel mirino alcune pese di posizione sulla Shoah: «Abbiamo ascoltato tra rettori, insegnanti e politici parole distorte. Parole importanti che riguardano la Shoah, abusate e ribaltate» verso Israele e gli ebrei e che «affievoliscono l'impegno per la memoria». «Mi riferisco – ha proseguito - all'uso di termini come genocidio per Israele, il saluto romano che dipende dal contesto e dalle circostanze, mi riferisco alla sentenza della Cassazione. E ci sono stati tanti riferimenti a come Israele commette crimini di guerra e come tutto questo è riferibile anche agli ebrei. Anche dalla parte della Chiesa abbiamo ascoltato appelli che in qualche modo sminuiscono il riconoscimento di quanto avvenuto il 7 ottobre come atto terroristico rispetto al diritto di Israele di difendersi».
Nel corso della presentazione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha osservato che è «intollerabile la sovrapposizione fra le critiche, legittime, al governo Netanyahu e l'individuazione delle comunità ebraiche nel mondo quali presunte complici delle scelte: identifica una sorta di causa-effetto per cui, poiché il governo israeliano colpisce la popolazione civile di Gaza, sarebbe giustificabile colpire qualunque esponente dell'ebraismo, i luoghi che frequenta e i simboli che lo rappresentano. Il governo rifiuta questa sovrapposizione e - ha aggiunto Mantovano - ritiene che quanto accade in Medio Oriente dal 7 ottobre, e alla reazione del governo di Tel Aviv all'aggressione terroristica di Hamas rappresenti solo l'occasione strumentalmente utilizzata per fare emergere con virulenza un antisemitismo che già c'era e non era neanche tanto latente».
Alla domanda se sia condivisibile la definizione di “fascismo male assoluto”, il sottosegretario ha risposto che «la sensibilità nei confronti di ogni totalitarismo è una sensibilità certamente forte ma non c'è da fare una classifica, un più o un meno, ogni totalitarismo merita condanna, repulsione e presa di distanza».