Non c’è armonia nel razzismo. Sembra scontato, ma talvolta è necessario evidenziarlo perché il razzismo non è un fenomeno del passato, ma una piaga che, unita alla
pandemia e alla
guerra in corso in Ucraina, aggrava la condizione di
fame,
povertà e
oppressione di molte persone nel mondo. Ne sono sicuri gli esperti interpellati dalla
Sacru (Strategic Alliance of Catholic Research Universities),la
rete composta da otto università cattoliche presenti in quattro continenti e coordinate dall’
Università Cattolica del Sacro Cuore. In occasione della
Giornata internazionale della pace promossa dall’Onu che ricorre domani, 21 settembre, la Sacru ha raccolto alcune riflessioni dei propri docenti sul tema del razzismo come incubatore di disuguaglianze.
Perché il razzismo è un problema attuale
La rete degli Atenei cattolici, che cooperano con l’obiettivo di fare dell’istruzione un veicolo di promozione della pace, ricorda come «la guerra in Ucraina si è aggiunta ai numerosi conflitti in tutto il mondo che causano discriminazioni alle frontiere verso chi fugge da essa» e sottolinea quanto la
pandemia da Covid-19 abbia dimostrato che «alcuni gruppi etnici sono stati colpiti molto più duramente di altri». Basti pensare che
ad aprile 2022, nel continente africano, l’83% delle persone non aveva ancora ricevuto alcuna dose del vaccino anti-Covid. Si tratta di «una forma di violenza che ostacola la realizzazione della pace», commenta Thula Pires, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza della
Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (Brasile).
Il conflitto in corso in Ucraina, invece, oltre alla morte della popolazione civile porta con sé anche discriminazioni. Sono milioni, infatti, le persone costrette a lasciare le proprie case. Proprio su questo l'Istituto per la Religione e l'Inchiesta Critica dell’
Australian Catholic University (ACU) sta co-organizzando la conferenza internazionale “
Unwounded World: A Marian Peace for our Shared Future”, che si terrà nel Campus Acu di Roma il 5 e il 6 ottobre per discutere della possibilità di una politica futura «attraverso Maria come simbolo universale di pace e protezione dalla violenza».
Come costruire una politica antirazzista
Ma il tema delle discriminazioni non si esaurisce qui. Anzi «si fa ancora più pressante - spiegano dalla Sacru - poiché
pregiudizi e discriminazioni sono già presenti negli algoritmi che sempre più spesso supporteranno importanti decisioni individuali e pubbliche». Negli ultimi anni, infatti, i progressi tecnologici hanno contribuito alla diffusione di discorsi razzisti e campagne di disinformazione. Lo segnala Ana Maria Evans, professoressa nel programma Filosofia, Politica ed Economia dell’
Universidade Católica Portuguesa, che raccomanda come una
politica antirazzista debba combinare «un approccio a più livelli che coinvolga le istituzioni multilaterali, la legislazione nazionale, le iniziative locali, le
policy aziendali, l'impegno della società civile e i progressi tecnologici».Per questo «è essenziale creare una consapevolezza e un'educazione critica che, lungi dal favorire la violenza culturale, incoraggi la prospettiva di una cultura della pace», sostiene Albert Carames Boada, professore associato della Facoltà Blanquerna di Comunicazione e Relazioni internazionali. Secondo Boada,
occorre anche lavorare «per un insieme di politiche che incidano sulle cause del razzismo e della discriminazione, riuscendo a rendere compatibili i diritti di tutte le persone». Eccoli gli ingredienti per tessere un
modello politico basato sull’antirazzismo di cui
la giustizia e la diplomazia riparativa sarebbero corollari fondamentali. «Occorre essere chiari su un tema scomodo», conclude Claudia Mazzuccato, professoressa di Diritto penale e Giustizia riparativa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore che precisa come bisogna «riconoscere pari dignità umana sia alle vittime sia ai colpevoli, a chi è stato offeso e a chi è autore dell’offesa. La sfida è impegnativa, ma i frutti sono una pace positiva. Il mondo è disseminato di esempi lucidi e ispiranti che dimostrano che il futuro assieme è davvero possibile».