Abi. Giorgetti: «No manovra lacrime e sangue». Ma Panetta diffida da troppo ottimismo
All’assemblea dell’Abi che rielegge (per acclamazione) Antonio Patuelli presidente per il sesto mandato designando il nuovo consiglio, va in scena il consueto punto di metà anno sullo stato dell’economia italiana. E l’analisi è, inevitabilmente, diversa a seconda del punto di vista. Ecco così Giancarlo Giorgetti, il ministro leghista dell’Economia (a più riprese indicato in passato come pronto a lasciare per evitare l’autunno “duro” che ci attende), affermare con piglio sicuro che «l'uscita dalla condizione di paese ad alto debito è un obiettivo raggiungibile» e senza il timore di «una manovra lacrime e sangue»; con un obiettivo di crescita per quest’anno (il Pil all’1% stabilito dal governo nel Def) «ampiamente alla nostra portata», dato che quella già acquisita dopo due trimestri avrebbe raggiunto lo 0,9%. Non è in contrapposizione, ma è comunque decisamente più cauta, invece, la lettura di Fabio Panetta: il governatore della Banca d’Italia, pur rimandando al Bollettino economico di venerdì prossimo per un quadro più completo, vede l’economia italiana crescere «a ritmi moderati» (il Prodotto interno lordo dovrebbe essere «rimasto dello stesso ordine di grandezza», quindi +0,3%, pure nel secondo trimestre) e un Paese che ha «elementi di forza», a partire dalla «stabilità delle banche», i quali «ci consentono di guardare avanti con fiducia, ma non devono indurre a un eccessivo ottimismo».
A pesare ovviamente è il quadro internazionale che resta quanto mai incerto e gravido d’incognite. E sono chiamate a fare la loro parte anche le banche, «braccio operativo dell’economia», alle quali, davanti al gotha finanziario riu-nito nell’auditorium della Tecnica, il ministro Giorgetti si è rivolto sostenendo che «non possono essere un algoritmo» soltanto: «Metteteci intelligenza e cuore e anche i risultati saranno migliori», ha esortato, rivolto ai vertici degli istituti. Da “fuori”, il discorso del leghista è stato liquidato, dal capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia, come «parole surreali, il ministro ha descritto un Paese che non c’è parlando di risultati che vede solo lui».
L’appello al mondo del credito, ritrovatosi stretto in uno spirito unitario come provato dall’incarico di direttore generale ora passato a Marco Elio Rottigni (uomo di Intesa Sanpaolo), è condiviso dal governatore Panetta, per il quale le banche hanno «ora il compito di accompagnare la ripresa della domanda» di famiglie e imprese ed evitando invece che possano «costituire un freno ai consumi e agli investimenti». Sicuramente sarà importante guardare anche alla politica monetaria della Bce per capire cosa succederà: i tassi di interesse, secondo Panetta, dovrebbero continuare a calare con gradualità, «se gli andamenti macroeconomici rimarranno in linea con le attese». Per ora i crediti deteriorati non sono troppo in risalita, «lontano dai massimi storici», e pure l’andamento delle insolvenze sui prestiti bancari garantiti dallo Stato durante il Covid e la crisi energetica, ha assicurato Giorgetti «è contenuto e sotto controllo». Un punto su cui l'attenzione della vigilanza Bankitalia è massima è poi quello delle criptovalute al quale il governatore ha dedicato 3 pagine sulle 16 del discorso: beni rischiosi, ma che i clienti bancari chiedono.
Oltre agli istituti, pure i datori di lavoro devono contribuire: il governatore di via Nazionale ha affermato che «l’attuale aumento delle retribuzioni rappresenta un inevitabile recupero del potere d’acquisto» perduto negli anni. Tornando ai conti pubblici, per Panetta le previsioni “di consenso” di istituzioni e centri studi indicano «una crescita dello 0,8% nel complesso del 2024». Mentre Giorgetti ha evidenziato che quel che serve soprattutto è «una seria politica di controllo della spesa pubblica e il miglioramento dell’efficienza del prelievo fiscale», fattori sui quali a parole tutti possono ritrovarsi.
Patuelli nel suo intervento (e altri banchieri come il presidente di Intesa, Gianmaria Gros Pietro, o quello di Iccrea, Giuseppe Maino) ha assicurato il sostegno per famiglie e imprese. Il capo dei banchieri ha però sottolineato un suo cavallo di battaglia, finora non ascoltato: l’importanza di giocare ad armi pari con le nuove “fintech” in termini normativi e fiscali, anche riducendo la «pesante» tassazione sul risparmio, assieme al varo di misure pubbliche a favore dei giovani e del rafforzamento patrimoniale delle aziende.
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