Attualità

NUOVE DROGHE. Gioco d’azzardo, il no di Montecitorio

Luca Liverani venerdì 2 marzo 2012
​La pubblicità ai giochi e alle scommesse va vietata. In commissione Affari sociali tutti i partiti - tranne i radicali - sono d’accordo, sinistra e destra, Lega compresa. In un paese come l’Italia – che l’anno scorso ha incenerito 76 miliardi di euro in gratta e vinci, videopoker, slot machine, lotto e schedine varie, 15 più dell’anno prima – le persone affette da gioco d’azzardo patologico sono 800 mila, il doppio dei tossicodipendenti. E i costi sociali - famiglie sul lastrico, usura, riciclaggio di denaro - pesano come un macigno sugli incassi delle concessioni date dai Monopoli alle imprese del gioco. All’audizione alla Camera le organizzazioni – Caritas, Gruppo Abele, Libera, Cnca, Associazione Papa Giovanni XXIII – lanciano l’allarme. E i legislatori battono un colpo, chiedendo che, come per il tabagismo, anche il gioco non venga incentivato. Ma il sottosegretario all’Economia Polillo frena: «Il proibizionismo è controproducente».Dopo la denuncia del presidente della Cei Angelo Bagnasco, rilanciato dal ministro Andrea Riccardi, anche in Parlamento cresce la sensibilità su un’emergenza sociale sottovalutata. In aula il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo risponde a un’interpellanza urgente del deputato del Pdl Vincenzo Gibiino: «Il gioco d’azzardo – dice il parlamentare – è la quinta industria italiana», con «500 euro spesi procapite, con un picco a Pavia di 3mila euro a persona». Le regioni più colpite «sono quelle più povere»: le famiglie a basso reddito «investono nel gioco il 6,5% della propria ricchezza», con ampi spazi di intervento per l’usura. Il deputato chiede dunque al governo che «i messaggi pubblicitari non siano semplicemente finalizzati al fatturato, perché dietro c’è la debolezza delle famiglie». Il sottosegretario non sembra sintonizzato: «Non pubblicizziamo le sigarette perché c’è una specifica direttiva europea che ce lo impedisce». E poi, aggiunge Polillo, «consentiamo anche la pubblicità dell’alcol, di gran lunga più dannoso della ludopatia», la patologia riconosciuta nel 1980 dall’Oms. «Si potrebbe pure impostare una sorta di visione proibizionistica – sostiene Polillo – ma l’esperienza dimostra che ogni qual volta si è tentato di arrivare a forme estreme di proibizioni gli effetti sono stati controproducenti». Sul contrasto al gioco illegale, poi, «l’ultima novità, che sarà presentata nel decreto fiscale, è il corpo di agenti che definirei "Serpico", che si fingeranno giocatori per verificare se negli esercizi si rispettano le norme di legge».Mentre il sottosegretario risponde in aula, in commissione Affari sociali le associazioni raccontano i danni devastanti del gioco. Libera dice che gli affetti da ludopatia sono 800 mila, il doppio dei 393 mila tossicodipendenti. La Caritas racconta come il gioco d’azzardo, seconda causa di usura, è percepito «non come un problema, ma come una risorsa». Per il Cnca, l’Italia è al primo posto in Europa per il gioco d’azzardo, con un fatturato triplo rispetto a Francia o Spagna. Tra i vari spot proiettati, uno in particolare scandalizza Andrea Sarubbi, deputato Pd: «Quello della campagna dei Monopoli "per il gioco giusto" tra i ragazzi, lancia un messaggio che grida vendetta: chi non gioca sarebbe "un bacchettone" che ha bisogno "dell’ammorbidente"». Sarubbi chiede dunque l’incarico di relatore per unificare le proposte di legge per un giro di vite sulle pubblicità del gioco. Laura Molteni, della Lega, propone che «parte del prelievo alle compagnie di gioco costituisca un fondo per le prestazioni sanitarie» per i "giocodipendenti". Sarubbi dissente: «Lo Stato non può creare dipendenze e poi pagare con gli spiccioli il recupero». Controcorrente la radicale del Pd Maria Antonietta Farina Coscioni: vietare gli spot alle scommesse, sostiene, equivarrebbe «a eliminare tutta la pubblicità per aiutare chi soffre di shopping compulsivo».Dalle aziende del gioco uno spiraglio di dialogo: Confindustria "Sistema gioco Italia" parla di «sensibilità alle tematiche sociali legate al gioco, compreso un uso corretto della pubblicità per preservare i giocatori dagli eccessi»: «Stiamo già lavorando – assicura – a linee guida per pubblicità sempre più attente a promuovere comportamenti responsabili, soprattutto verso i giovani».  <+copyright>