Attualità

L'analisi. Giochi, perché l'alternativa resta St. Moritz

Mario Nicoliello mercoledì 7 febbraio 2024

Un flash mob per i Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina, negli anni scorsi

Dal Cio i Giochi di Milano-Cortina sono stati considerati, sin dal principio, innovativi. Per la prima volta sulla busta aperta dal presidente Thomas Bach, il 24 giugno 2019, erano indicate due città e la mappa contemplava due regioni e altrettante province autonome con i tre quarti degli impianti già esistenti in località rinomate per gli sport invernali. Eppure già in fase di candidatura, la commissione di valutazione presieduta dal rumeno Octavian Morariu aveva sollevato due criticità: non è necessario costruire la pista per bob, skeleton e slittino, potendo ricorrere a strutture già esistenti all’estero; se la copertura dell’anello del pattinaggio velocità di Baselga di Pinè dovesse essere costosa, si ricorra pure a impianti temporanei altrove. Nello scrivere queste note i commissari avevano seguito il dettame dell’Agenda 2020, le norme create per rendere i Giochi sostenibili. È da qui che muovono le osservazioni pervenute da Losanna durante il dialogo con gli organizzatori italiani. Un’interlocuzione proficua che ha partorito modifiche al “master plan”: la pista lunga è stata trasferita a Rho, il secondo impianto dell’hockey ha lasciato Lampugnano per un’altra arena provvisoria nel quartiere fieristico, il neo entrato sci alpinismo ha trovato casa in Valtellina. È rimasto sul tappeto il nodo del budello ghiacciato, perché la politica nostrana ha voluto prendere in mano la palla. Da Losanna sono rimasti invece inflessibili, scadendo una linea unica: utilizzare un budello straniero già funzionante.
Il Cio non può però vietare al governo di finanziare e realizzare l’opera col denaro pubblico. Allo stato attuale i lavori di costruzione a Cortina saranno quindi avviati ma se, nella prima verifica degli step di completamento fissata a giugno, emergessero disallineamenti con la tempistica preventivata, il Cio imporrebbe alla Fondazione di attuare il piano B, ossia andare oltre confine, con St. Moritz ad oggi favorita. A quel punto se si decidesse di proseguire comunque nell’opera, la pista ampezzana verrebbe costruita, ma non utilizzata nel 2026. Uno scenario che il Cio considera comunque come opportunità. Nell’ottica della famiglia olimpica un impianto con un’eredità duratura potrebbe infatti ospitare i Mondiali delle tre specialità, gli eventuali Giochi olimpici giovanili 2028, per la cui assegnazione l’Italia è in corsa nonostante si siano palesate altre rivali, e magari edizioni future delle Olimpiadi. In riva al Lago Lemano sono consci che le località capaci di ospitare la rassegna della neve e del ghiaccio siano ormai poche, pertanto l’idea di prendere in prestito impianti esteri diventerà la normalità. Così il Cio ha già consigliato ai francesi di sondare anche la strada italiana per la pista lunga del 2030 e agli svizzeri di coinvolgere eventualmente pure l’Italia nel caso di buona riuscita della candidatura per il 2038. Se i nostri politici avessero letto l’Agenda 2020 e la successiva 2020+5 non avrebbero perso tempo per mettere la toppa su Cortina, con un progetto light purtroppo lanciato troppo tardi. Alla fine è questione di comunicazione: perché fare il pattinaggio velocità in un’arena temporanea è un vanto, mentre disputare bob, skeleton e slittino all’estero è un’onta? Per il Cio entrambi sarebbero invece eventi innovativi. Appunti che il direttore esecutivo Christophe Dubi annoterà sul taccuino nel viaggio in treno da Losanna a Venezia di fine febbraio. In Laguna la commissione di coordinamento ribadirà i punti dai quali non si potrà scappare. Il Cio lascia carta bianca, ma all’interno di un perimetro stabilito.